In tre se ne sono andati lo stesso giorno: Paolo Di Paolo, Francesco Nuti e Silvio Berlusconi (non è vero, di decessi lo stesso giorno ce ne sono stati a migliaia, ma si tratta di gente di “poco conto”, di loro non si parla).
E’ opportuno notare come si muove l’opinione pubblica e come reagisce la stampa sia italiana che internazionale.
Paolo Di Paolo, che aveva 98 anni, ci ha lasciato un archivio di 250.000 scatti nei quali ha fotografato l’Italia negli anni passati. Di lui non si sa molto, ma è stato tra i fotografi più importanti a livello mondiale e a livello nazionale è stato tra i maggiori narratori dell’Italia del secolo scorso.
Francesco Nuti, a 68 anni e dopo una lunga e drammatica malattia, viene ora ricordato per la sua gentilezza e per quello che alcuni definiscono genialità. Insomma, viene osannato. In realtà ci ha lasciato dei film di scarso valore artistico. La sua recitazione ricordava a tratti Benigni e a tratti Troisi e i suoi film (ora definiti un po’ surreali) non hanno lasciato grandi tracce nella storia del cinema italiano che, non dimentichiamolo, ci ha regalato capolavori diretti da autentici giganti come Fellini, Monicelli, Rossellini, Scola, De Sica e via dicendo.
Silvio Berlusconi, inutile parlarne, è stato quello che è stato.
Per il primo la stampa non ha detto quasi nulla, nonostante la memoria fotografica di Paolo Di Paolo sia una testimonianza indelebile della storia recente.
Per il secondo la stampa e gli italiani ricordano la genialità dei suoi film (qualcuno mi spieghi dov’è) e la cortesia dell’attore che recitava benissimo (su quest’ultimo punto ho molte perplessità). Lo scrivo con tutto il rispetto, ma qualcosa di “carino” (come i suoi film e i suoi personaggi) non può essere glorificato.
Per il terzo la reazione, a dir poco grottesca, della stampa, del governo e degli italiani, ricalca il tratto fondamentale di Berlusconi: l’essere divisivo. Alla fine abbiamo metà degli italiani che lo piange mentre l’altra metà si chiede come fa la prima metà a piangere un uomo che, nel suo essere divisivo come nessuno prima di lui, ha scritto pagine di storia assai controverse dominando l’etere, è stato il padre della politica personalizzata ed ha propinato informazione pilotata e programmi spazzatura a buona parte degli italiani.
Intanto vediamo che la stampa internazionale lo ricorda per il Bunga Bunga e la stampa italiana si perde nelle solite vane parole.
La storia, però, non è clemente e se le fotografie di Paolo Di Paolo sono documenti preziosi e i film di Francesco Nuti saranno presto dimenticati, le vicende si Silvio Berlusconi sono, e continueranno ad essere, una pagina divisiva nella politica italiana. Di Berlusconi è necessario ricordare la monopolizzazione del Parlamento che per anni, occupandosi solo marginalmente delle necessità del Paese, si è occupato dei problemi di una singola persona.
Non era mai successo prima e mi consola pensare che probabilmente non succederà mai più (di Berlusconi ce n’è stato uno, difficile riprodurlo). Non solo: l’Italia, a livello internazionale, è stata ridicolizzata, diventando una caricatura che fa sorridere il mondo e che a noi italiani dovrebbe suscitare vergogna e indignazione.
Non intendo, con questo mio scritto parlare di persone, ma stigmatizzare il ruolo della stampa e della macchina della comunicazione governativa che, a quanto sembra, in Italia pretende di riscrivere la storia a proprio gusto e piacimento.
Così, se non si parla di Paolo Di Paolo e se Nuti diventa un genio del cinema, Berlusconi diventa uno statista per circa la metà degli italiani mentre l’altra metà, che puzza e non si lava – come disse Silvio – altro non è che una banda di gente che non sa, non vede e non capisce, perché dopo Berlusconi – come ancora dicono alcuni suoi sostenitori – c’è solo Dio.
Con tutto il rispetto per le persone che perdono i loro cari, con tutto il rispetto per chi lo ha votato e sostenuto, con tutto il rispetto per la volontà e per le capacità delle persone che ci hanno lasciato, io non metto la bandiera a mezz’asta per Berlusconi, non osanno i film di Nuti, ricordo l’opera fotografica di Di Paolo e mi inchino, sempre e comunque, a chi, nel silenzio, si dà da fare per un mondo migliore, ripudiando la stampa che si ostina a parlare solo dei nostri falsi miti.
Claudio Fiorentini