Dies Romana

La tradizione vuole che Roma sia stata fondata il 21 aprile del 753 AC, ma fu solo a circa 800 anni dalla sua nascita, con l’imperatore Claudio, che si iniziò a celebrare la Dies Romana, oggi ridotta a Natale di Roma.

Si tratta di una festività antichissima, una delle rare che ben poco hanno a che vedere con santi e religione o con il ciclo delle stagioni.

Di festività non religiose ne abbiamo tante, ma sono ricorrenze nazionali che affondano le loro radici nella storia recente, come le varie feste della repubblica, le commemorazioni di fine della guerra, le feste dell’incoronazione, d’indipendenza eccetera… osserviamo anche che tra queste ve ne sono poche che vengono celebrate a livello più o meno mondiale, come lo è, ad esempio, la festa dei lavoratori.

La Dies Romana ha avuto una storia assai lunga e, dai tempi di Claudio in poi, è stata celebrata sotto diverse forme. Il suo senso, però, almeno durante la storia imperiale, non si fermava ai ludi cittadini: Roma era un impero sterminato, non solo una città…

A dimostrazione di quanto questa celebrazione fosse “globale”, si può citare come esempio il “conio”, cioè le monete commemorative, usate in tutto l’Impero, quando Roma compì mille anni. Ma anche i ludi millenari che, insieme ai ludi secolari, volle celebrare l’imperatore Marcus Iulius Philippus Augustus, meglio noto come Filippo l’Arabo perché, appunto, di origine araba.

Con gli anni l’Impero di divise in due e, guarda un po’, sopravvisse anche lontano da Roma chiamandosi Sacro Romano Impero. Successivamente si perpetuò sotto ben altre forme con la Santa Romana Chiesa che è, appunto Cattolica, Apostolica e Romana. E anche un po’ imperiale, verrebbe da dire. A quel punto i Natali di Roma persero la loro connotazione e, pur dopo essere stati celebrati per secoli, erano “ludi” legati alle origini di un pezzo di storia, feste pagane, di certo non erano celebrazioni di Santi e Martiri, quelli sì che erano poderosi strumenti di comunicazione di un potere temporale sempre più imponente.

Fu solo in piena epoca fascista, nel 1924, che si tornò a parlare del Natale di Roma e il 21 aprile divenne una festa che accorpava, per decreto, “festa dei lavoratori” e “Natale di Roma”, salvo poi separare le due festività nel 1945, quando la “festa del lavoro” tornò a celebrarsi il 1º maggio e il “Natale di Roma” tornò a limitarsi ai confini della città, divenendo una misera celebrazione capitolina neanche tanto sentita.

Riassumendo: se la Dies Romana 2000 anni fa si estendeva all’interno dei confini di Roma, oggi quei confini sono capitolini, perché Roma, da concetto globalizzato di civiltà che si estendeva dalla Mauritania alla Romania e dall’Inghilterra all’Egitto, oggi è una capitale dove imperano ignoranza e maleducazione.

In questo mio scritto, sicuramente non è passato inosservato che in tempi remoti un arabo poteva diventare imperatore, bastava che fosse cittadino romano e aveva gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadino romano. Diritti… ecco la parola chiave, roba che oggi non sappiamo riconoscere a chi è diverso da noi o, anche se simile, più povero di noi. Già, perché anche l’estrazione sociale o il conto in banca determinano maggiori o minori diritti.

Immaginate oggi un Cesare, che era di origini umili, un Diocleziano, che era figlio di un liberto, un Adriano e un Teodosio, spagnoli o Filippo l’Arabo, siriano, probabilmente non avrebbero in mano le redini del potere perché a cittadinanze diverse corrispondono diritti diversi (succede tra noi che dovremmo avere la cittadinanza europea e che ancora ci battiamo per le doppie cittadinanze).

Oltre alla globalizzazione dei diritti e delle leggi, Roma fu un esempio di globalizzazione anche per l’ingegneria, con la realizzazione delle infrastrutture, per le norme d’igiene e la scienza, per la cultura, l’arte, la scuola… pensate alla lingua, agli acquedotti, alle vie consolari.

È assodato che Roma non fosse solo una città, ma un impero globalizzato, senza confini, con le stesse leggi e la stessa lingua; non a caso parliamo, in moltissimi paesi, lingue “romanze” con radici grecolatine. Sono le stesse radici. E poi in tutte le facoltà di Legge si studia il Diritto Romano. Non è roba di poco conto.

Ridurre il Natale di Roma a una sagra capitolina o a qualche lettura in romanesco è un errore perché Roma è stata tutto il contrario di campanilismo, tradizionalismo, difesa della razza, “prima gli italiani”, separatismo e altre menate del genere… Roma è stato il primo esempio di globalizzazione, e ancora oggi ne vediamo gli effetti. E il Natale di Roma dovrebbe essere celebrato come festa comunitaria.

Claudio Fiorentini

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