Discarica o termovalorizzatore?

Garbage piles up in landfill site each day while truck covers it with sand for sanitary purpose

La scienza da una parte e dall’altra le opinioni (più o meno sensate, spesso più meno che più). Cosa manca? Semplice: il buon senso. Veniamo al punto: uno dei problemi più gravi del nostro tempo riguarda l’ambiente. E già, lo spazio che ci appartiene a tutti, il non luogo per eccellenza, l’ecosistema, il nostro magnifico fornitore di vita e sostentamento. E a volte anche di struggente bellezza.

Ora, però, esiste un problema di difficile soluzione: l’umanità sporca sempre di più. Quando si arriverà, a meno che ci si sia già arrivati, al punto di non ritorno, per cui si sporcherà molto di più di quanto l’ambiente possa sopportare, ce ne pentiremo e inizieranno guai seri, perché il progresso e la necessità di crescere economicamente, che dipenda da sistemi capitalistici o meno, non prevedono la retromarcia.

La favola del colibrì che, visto l’incendio, si riempie il becco di acqua e va verso il fuoco per fare la sua parte mentre gli altri animali, in preda al panico, scappano, non è consolatoria, ma spiega molto bene la situazione. A tentare di fare qualcosa di buono si è sempre in pochi e si hanno sempre poche risorse per cui, alla fine, anche chi vuole contribuire positivamente, dopo un po’ rileva la sua impotenza e, spesso, cede.

Ora, però, veniamo al tema dell’articolo.

Uno dei problemi principali, dicevo, è che l’umanità sporca sempre di più. Il trattamento dei rifiuti, specie nelle grandi metropoli, è una grana per tutti gli amministratori. Primo, perché lo smaltimento della spazzatura richiede tecnologie non sempre efficienti, secondo perché il cittadino comune spesso ignora quali sono le regole basiche del trattamento dei rifiuti domestici, mischiando plastica, pomodori marci e carta forno in un unico contenitore, terzo perché spesso la scarsa competenza su certi temi ingolfa il dibattito politico. Ma se il comportamento del cittadino è parzialmente risolvibile con l’educazione, lo smaltimento dei rifiuti non lo è. Quindi, cosa facciamo della nostra spazzatura?

La discarica, a parte l’olezzo, ha un grande difetto: inquina terra e aria. La terra, infatti, si permea di sostanze tossiche, che poi in qualche modo vanno a finire nei campi adiacenti che probabilmente producono i nostri alimenti, mentre la decomposizione dell’organico produce CO2 che inquina l’aria. Inoltre, le plastiche che si trovano in discarica, si frantumano e spesso sono portate via dal vento, arrecando un ulteriore danno all’ambiente.

Negli anni sono state sviluppate molte tecnologie per disfarsi della spazzatura, ma la prima cosa da fare è dettata dal buon senso, e si chiama raccolta differenziata affinché plastica, vetro e metalli siano recuperati, carta riciclata e organico trasformato in compost. Ma se l’organico lo mettiamo in buste non compostabili, e usiamo volgari buste di plastica, il compost sarà invaso da materiale plastico che, come sappiamo, viene dal petrolio. Tuttavia, anche se facessimo una raccolta differenziata sensata, rimane il problema di dove mettere l’indifferenziata, che continua ad essere tantissima.

I recenti dibattiti sui termovalorizzatori (che qualcuno si ostina, ottusamente, a chiamare inceneritori), hanno creato non poca confusione e, mentre noi dibattiamo allegramente senza concludere un bel niente, molta spazzatura dall’Italia parte, su treni o su TIR, verso regioni o paesi che la bruciano per produrre energia. Il risultato è abbastanza grottesco: accumuliamo spazzatura in discariche, inquinando terra e aria, fino a quando viene raccolta e trasportata da una carovana di TIR verso l’estero e, dopo aver percorso migliaia di chilometri, inquinando ancora di più, brucerà in qualche lontano termovalorizzatore. Intanto abbiamo liberato spazio in discarica per metterci nuova spazzatura in attesa che si prepari un altro carico per i TIR che ripartiranno verso l’estero. Con tutto questo trasportare qui e là aggiungiamo altro inquinamento al danno che già fa la discarica. Non c’è da gioire.

 

 

Nell’immagine qui sopra potete vedere il termovalorizzatore di Copenaghen, che altro non è che una centrale elettrica alimentata con la spazzatura che produciamo. Certo, è un impianto esemplare, ma ora paragoniamolo con qualsiasi centrale elettrica, con qualsiasi discarica a cielo aperto, con qualsiasi porcheria l’uomo riesca a fare pur di rovinare il proprio ambiente, vediamo che abbiamo la soluzione “all in one” e poi diciamo: tanto di cappello! E noi a perderci in chiacchiere, è la nostra specialità.

Tuttavia, senza pretendere che i nostri amministratori siano capaci di rappresentare l’eccellenza, quindi rimanendo con i piedi per terra, tentiamo di capire perché il termovalorizzatore non è il Moloch spaventoso di cui si è tanto parlato. Questi sono i motivi:

Il termovalorizzatore è una centrale elettrica a combustione, quindi emette fumi. Tuttavia, qualsiasi centrale elettrica a combustione brucia combustibile (gas, carbone o petrolio) ed emette fumi, inoltre il combustibile necessita di opportune infrastrutture per essere trasportato e queste, a volte, sono costose, inquinanti e invasive… Sicuramente esistono studi dettagliati che indicano, dati alla mano, i valori di emissione di una o dell’altra soluzione, ma la semplificazione, tradotta in slogan, porta consenso, lo studio no, e la ricerca del consenso affligge tutta la nostra classe politica.

In un impianto moderno i fumi sono controllati, monitorati e misurati. In una discarica no. Certo, non si può dire che il fumo che esce dalle ciminiere sia aria calda, ma probabilmente quello di una centrale elettrica non sarà molto diverso da quello di un termovalorizzatore. Il problema saranno l’efficienza dell’impianto e la capacità di catturare il fumo per renderlo meno aggressivo, ma di sicuro sarà più controllato di quanto non lo sia una discarica che, come detto, inquina la terra, inquina l’aria e deturpa l’ambiente. Probabilmente più di quanto non faccia un termovalorizzatore che, anche solo per il fatto che le sostanze tossiche non fanno a finire nella terra, è meno aggressivo di una discarica a cielo aperto. Ma pur se non si in quina la terra, il fumo c’è.

Da un’altra parte, se invece di far fare migliaia di chilometri a treni e TIR carichi di materiale immondo, che comunque finirà nel fuoco, si riducesse la distanza da percorrere, il danno verrebbe ulteriormente ridotto. Non azzerato, ma ridotto.

Certo, qualcuno dirà che l’energia deve essere prodotta dalle rinnovabili, ma questo sarà oggetto di altre riflessioni, perché il danno c’è anche lì, ed è tutto da valutare. Intanto la spazzatura continueremo a produrla anche se l’energia venisse da 100.000 ettari di pannelli solari nel Sahara.

Insomma, la scienza ci fornisce dati sul danno che si fa all’ambiente, qualsiasi sia la soluzione adottata; le opinioni, se ben fondate, possono aiutare a vedere le problematiche da diversi punti di vista e ben venga la discussione se ricca di contributi positivi; il buon senso, invece, dovrebbe dirci che la soluzione non può essere cercata a “babbo morto” e dovrebbe imporci maggior rigore nella gestione della nostra spazzatura, anche domestica, pretendendo che la classe politica la smetta con le chiacchiere inutili e cerchi una soluzione subito. E spieghi, in modo autorevole e non con slogan propagandistici, le proprie scelte.

Claudio Fiorentini

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