Codardia


Oggi scrivo una cosa che non mi sono mai azzardata a dire a voce alta e tantomeno a scrivere. Ho sempre avuto pudore a metterla nero su bianco e ho sempre avuto paura che sembrasse un po’ classista. Non me lo perdonerei mai. Inoltre chi mi assicura che non nasca da una mia assoluta e piccina percezione soggettiva? Però, se qualcuno la sostiene prima di me io mi lancio e lo assecondo in tutta la tesi, da vera codarda.

Ma cosa è che sussurro e che sostengo solo vigliaccamente? 

Che gli italiani si vestono molto meglio degli spagnoli: ecco la scomoda verità.

Quando cammino per strada li riconosco sempre dal loro modo di vestire. Però sto zitta, mi pare brutto sottolinearlo.

M., il mio amico, ha la sensazione che spagnoli e spagnole siano meno ossessionati degli italiani e delle italiane dal giudizio sul proprio corpo e che si vergognino meno. Secondo lui vanno più all’essenza della persona e meno all’involucro. Mi ha confessato che quando è arrivato nel 2006 solo lui guardava le donne per strada che in maggioranza non portavano involucro, cioè reggiseno. Ha smesso di farlo quasi subito perché si è vergognato. 

Io credo che il mio amico abbia ragione e gironzolo per la città sentendomi tranquilla e invisibile, serena anche se non mi sono truccata prima di andare a fare la spesa, sciatteria inconcepibile quando rientro in Italia. Però non riesco ad arrivare alla scioltezza e noncuranza degli iberici.

Nel mio barrio, per esempio, c’è di tutto: da chi porta il cane a passeggio in pigiama, a chi va a fare la spesa al supermercato in pantofole, per arrivare al signore che dal troppo caldo si siede a torso nudo al bar, con la cerveza in mano, e tu, nel tavolino a fianco, puoi quasi fargli la mappatura dei nei.

Il mese scorso ho accompagnato mia figlia a comprarsi un vestito per un matrimonio. La commessa del negozio era una sivigliana DOC ma aveva vissuto con il marito tanti anni a Milano per lavoro. Si è lanciata subito in una tesi comparativa sull’eleganza degli italiani rispetto agli spagnoli e mia figlia ed io, molto molto codarde, a seguirle el juego con entusiasmo.

La sivigliana sosteneva che la differenza era evidente da subito, appena messo piede a Malpensa. E noi, tutte orgogliose manco fossimo due milanesi eleganti, pronte a dire “Sì Sì! Usted tiene razón”. 

Guarda tu cosa ti fa fare o dire una presunta identità!  A me e a mia figlia, non ce n’è mai fregato troppo dell’abbigliamento, oltre un decoro formale. E invece eravamo lì a spettegolare sugli involucri altrui come mai avevamo fatto. Tutte orgogliose di essere italiane, ergo eleganti. La sivigliana ci guardava e sorrideva. Forse era contenta perché avevamo comprato il vestito per il matrimonio. Solo quando siamo uscite mia figlia mi ha detto “mamma ti sei resa conto che io sono vestita da vichinga e tu hai tutti i denti neri di liquirizia?”

Era vero: lei sembrava Lagertha catapultata dalla serie tv Vikings e io una giapponese che aveva appena praticato l’ohaguro con l’inchiostro nero. 

Che ridicole codarde!

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