Aprile è stato un mese crudele ma maggio ancora di più. Confido in giugno.
Mi aggiro per il barrio senza un sorriso, col volto scolpito come un mamuthone. Ogni volta che mi allontano per troppo tempo dalla Spagna e mi incupisco, Madrid mi richiama a sé con prepotenza. Sono convinta che spagnoli e spagnole vivano con più leggerezza rispetto a italiani e italiane. Ma questa volta mi sembra che neanche la loro proverbiale leggerezza abbia effetto sul mio umore. Neanche saprei cosa scrivere in questo momento, se non fosse che il bugigattolo della calzolaia è ancora aperto. Potrei farmi stordire di chiacchiere e odore di colla. Entro o non entro?
La mia calzolaia è una latina americana di cui non ricordo il paese, forse il Paraguay. È sempre di buonumore e, anche se non uso il tacco 12, impossibile in metropoli, le porto sempre chiavi da duplicare che mia figlia regolarmente perde o scarpe da risuolare.
Lei è una maga del cuoio e della pelle. Lavora lì con la madre e la sorella, la radio a tutto volume. Resto affascinata da come muove le mani con tutti quegli strani aggeggi o forse è la colla, chissà?! E mi parla sempre di uomini, argomento che in questa sede è una specie di tabù perché entrerei in un conflitto di interessi, dato che ho sposato un aragonese DOC, ancora più mamuthone di un sardo. La prima volta che la mia ciabattina mi ha sentito parlare mi ha riconosciuto in quanto italiana ed è entrata in deliquio: aveva una relazione con un mio compatriota. ‘Come sono eleganti questi italiani, cortesi e galantuomini! Ti cedono il passo, ti aprono le porte, tutte, pagano al ristorante’. Insomma, la quintessenza di un vero maschio. La mia calzolaia mi spinge in pieno stereotipo e anche se scrivo questa rubrica per ironizzarci sopra, non me la sento di rovinarle l’immagine e allora annuisco un po’ ebete e compiaciuta per questa bella figura che fanno i miei compatrioti all’estero.
Però, come arrivo a casa, decido di intervistare alcune ragazze di una generazione più giovane. Anche loro sostengono che gli spagnoli sono meno gentiluomini e che si trovano in difficoltà coi rituali di corteggiamento perché, o non esistono, o non ne comprendono i codici. In effetti, ripensandoci bene, anche io con mio marito ci ho messo un mese prima di capire se gli piacessi o meno.
Qualche tempo dopo sono tornata con un tacchetto in mano. Mentre tagliava il cuoio col trincetto, mi ha confessato che la sua storia era finita e che se era vero che gli spagnoli erano più bruschi e pragmatici almeno non erano adulatori e mentirosi. ‘Se ti dicono una cosa, quella è’. Mentre lo diceva ha iniziato a usare il punteruolo e sembrava che volesse praticare i fori su quel mentiroso dell’italiano. Sono tornata a casa e ho intervistato il mio amico che vive da oltre un ventennio qua a Madrid. Secondo lui il maschio italiano è viziato dalle madri. Sarà pure un gentiluomo ma è basico, le sfumature non entrano nel suo raggio. Anche con lui passavo da uno stereotipo a un altro.
A questo pensavo quando ho visto che era ancora aperto. Entro o non entro? Entro.
La regina di suole e tomaie era seduta al deschetto, il suo trono.
Ho cercato di togliermi l’espressione da mamuthone ma non ho fatto in tempo che mi ha freddato con lo sguardo:
“Alla lunga sono tutti uguali!”- mi ha detto.
Finalmente ho riso. Lo sguardo da mamuthone ormai svanito.