Il vigile

(Immagine generata da intelligenza artificiale a scopo illustrativo)


Dicembre è un mese bello, intenso. O perlomeno, così lo vivo. Evito solo di gironzolare per il centro, che viene transennato in due direzioni per l’afflusso di troppi pedoni, un vero incubo. Una marea di persone ti trasportano per inerzia dove vogliono loro, non dove vuoi tu. Per evitare tutto questo mi trasformo in una talpa metropolitana che evita le fermate centrali.

L’altro giorno sono stata invitata a teatro e ho accettato con un po’ di timore, dato che era al centro della città. Tutto sommato è andato tutto liscio e senza intoppi. Sono arrivata e mi sono seduta al mio posto, in prima loggia. Davanti avevo la balaustra ma tirandomi il collo come una giraffa sarei riuscita a vedere abbastanza bene. Alla mia destra e alla mia sinistra avevo due amiche che parlavano tra di loro come se io non fossi capitata in mezzo. Dopo un quarto d’ora conoscevo ogni aspetto delle loro vite e dei loro mariti. 

Ingenuamente pensavo che tutti sarebbero arrivati puntuali, non come al cinema coi soliti ritardatari che ti rompono le scatole e ti si siedono davanti. Invece no, uno dei pochi ritardatari, quando già cantavo vittoria, mi si è seduto davanti. Deve essere stato l’unico uomo di terza età pieno di capelli folti come un nido. Mi sarei dovuta sincronizzare con lui allungando il collo e oscillando a destra e a sinistra. Sino qua tutto normale, ci sono abituata, anche al ritardo cronico degli spagnoli. Il panico è arrivato quando la vocetta metallica ha comunicato che lo spettacolo sarebbe durato più di tre ore, con una piccola pausa. Panico non tanto per la mia povera schiena con le ernie al posto giusto (L4 e L5), quanto per la pipì. Come avrei potuto fare in dieci minuti di pausa con tutta quella gente attempata che di sicuro si sarebbe precipitata in bagno come me? 

Benché fosse uno spettacolo bellissimo, con un’attrice strepitosa, ero lì ad agitarmi in attesa di quell’unica pausa. Che finalmente è arrivata. Una fiumana di gente si è alzata riversandosi verso il corridoio a cercare il bagno. E come per magia mi sono ritrovata in fila indiana. Una fila che avanzava velocissima e di cui non vedevo la fine. Sino all’angolo, quando ho visto la scena. Inutilmente cercavo di immaginarmela in un teatro italiano. Alla Scala, per esempio! 

 

(Immagine generata da intelligenza artificiale a scopo illustrativo)

 

C’era un vigile, il vigile dei cessi! Non so se fosse una maschera però aveva un cappellino in testa e muoveva le mani come nel film di Alberto Sordi. Gli spagnoli tutti zitti e buoni, con l’atrio del cuore asburgico, di cui ho parlato un’altra volta, che pompava a pieno regime. Il vigile faceva entrare rapidamente a gruppi di due o di tre e ogni tanto urlava “¡Ahora mujeres que no tienen problema a entrar en los baños de los hombres!”

Perché  si sa, da che mondo è mondo gli uomini sono molto più veloci.

Non volevo rischiare neanche un secondo e quindi sono entrata con mujeres senza problemi perché pensavo che una volta dentro ci sarebbero stati tutti spazi individuali, come quelli delle donne, con tanto di catenaccio. E sì! In effetti ce n’erano ben due, per mujeres senza problemi, tutti gli altri erano orinatoi a parete e io non mi aspettavo di certo di trovare tutti gli uomini di spalle armeggiando per liberarsi la vescica! Mi sono bloccata stupefatta ma il vigile mi ha urlato “rapida!” e in un minuto al massimo, senza sapere come ma con tanta gratitudine, mi sono ritrovata di nuovo seduta al mio posto con il nido di capelli davanti. 

Un’esperienza di vita spagnola di grande efficienza e naturalezza!

Buon Natale a tutti e a tutte.

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