Significato e origine di: Morale

Un disegno di Doriano Solinas

Morale è una parola latina rimasta tale e quale. Solo che in latino era un aggettivo: moralis. Oggi è anche un sostantivo femminile: “la morale”.

Nella lingua latina il neutro di un aggettivo (quella forma che non è né maschile, né femminile) si sostantivizza (cioè può essere usato come un nome) e assume un significato particolare quando è usato da solo. Se è singolare, indica il concetto astratto di ciò che l’aggettivo significa; per es.: bonum, il bene. Se, invece, è plurale, indica l’insieme delle cose, delle situazioni, degli oggetti concreti, sempre in collegamento a ciò che l’aggettivo significa: esempio, bona, i beni, le cose buone. Così, la forma “morale” (neutro singolare di moralis) indica il concetto, l’idea di “morale”; mentre la forma “moralia” (neutro plurale) indica la serie di azioni, dei casi, delle situazioni “morali”.

La radice dell’aggettivo “moralis” è la stessa della parola “mos/mores” (singolare/plurale) che significa abitudine, costume, tradizione (e anche comportamento). [Come si vede, la “s” diventa “r” quando va a trovarsi in mezzo a due vocali. E’ il fenomeno della rotacizzazione, tipico del latino più antico. Non chiedetemi di più. La causa c’è. “Di ogni cosa c’è una causa, ma non sempre noi la conosciamo” per citare la saggia risposta di un maestro.]

Allora morale, forma neutra di “moralis” significa “ciò che riguarda il mos” (ciò che riguarda le abitudini, i costumi, le tradizioni; e, quindi, il comportamento). Mentre moralia (neutro plurale) sono le azioni morali.

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“Etica”, proveniente dal greco, come parola italiana è sinonimo di morale. Ma la diversa storia delle due parole, talvolta usate in contesti diversi le rendono non sovrapponibili, e quindi non sempre intercambiabili. Intanto diciamo che esse sono dei calchi linguistici. “L’éthos” (έθος) è proprio il comportamento. Perciò ethicá (εθικά), neutro plurale, sono le azioni, le situazioni che riguardano il comportamento. Oggi però morale è più usato per indicare i comportamenti reali, mentre etica è più usato per indicare la disciplina, lo studio, quella parte di filosofia che ha per oggetto “il giusto” cioè tutta la ricerca speculativa e la relativa sistemazione del problema morale. Forse ci siamo allineati – involontariamente – alla scuola che vuole che la filosofia (la ricerca speculativa) ci viene da Atene e l’attività pratica (il diritto) ci viene da Roma.

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Ma c’è un’altra disciplina che studia i comportamenti, e di uomini e di animali: quei comportamenti – diciamo, per intenderci – automatici, cioè che non sono originati da finalità deliberate, e perciò non soggetti a giudizi morali. Si chiama etologia.

Luigi Casale