Se il chicco di grano…

Vogliamo vedere Gesu: dipinto murale di una chiesa con gli apostoli e Gesù
Vogliamo vedere Gesù.

«Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12, 21).

Nelle parole di alcuni Greci trova espressione il desiderio di ognuno di noi; siamo alla continua ricerca di Dio, vogliamo vedere il Suo volto, conoscerlo, stare con Lui, trovare riposo e ristoro alla Sua presenza.

Questo desiderio, proprio di ogni uomo, a volte è manifesto e si esprime in una domanda esplicita (Gv 1, 38; Gv 3; Gv 4, 15; Mc 9, 5; Mc 10, 17; …), spesso, però, resta nascosto da altri desideri nelle persone che incontriamo. I Greci si rivolgono a Filippo perché sanno che è un discepolo o forse perché hanno riconosciuto nel suo stile la persona del Maestro.

Gli uomini vengono a cercare noi cristiani perché dovremmo essere, come i discepoli, i più vicini a Gesù, i Suoi amici, quelli che stanno sempre con Lui. Gli uomini cercano in noi qualcuno che li accompagni a incontrare Gesù, qualcuno che, ascoltandoli pazientemente, li aiuti a mettere ordine nella loro vita e a prendere coscienza di ciò che realmente desiderano: vedere Gesù, conoscerlo, essere in comunione con Lui.

Filippo cerca Andrea e insieme vanno da Gesù a presentare la richiesta dei Greci. Gesù indica loro la via: volgere lo sguardo verso di Lui, lasciarsi attirare da Dio crocifisso per amore, essere quel chicco di grano… Ogni vita donata è quel chicco di grano che nel silenzio cade a terra, muore e vive, produce frutto, vita nuova!

La primavera mi ha reso un po’ più attento alle piante, agli alberi, alla pazienza e alla fede dell’agricoltore che getta il seme e, quando germoglia se ne prende cura, anche se ci vorranno anni perché la pianta possa crescere e dare frutto.

Ascoltando questa pagina di Vangelo (Gv 12, 20-33), occorre riconoscere che spesso rischiamo di guardare il mondo e il nostro essere cristiani dalla parte sbagliata perché dimentichiamo o fuggiamo la morte.

Non ci piace morire.

Morire fisicamente è inevitabile; ma la morte di cui parla il Vangelo richiede la volontà, il desiderio di morire a se stessi per amore di Gesù. È un morire che fa vivere: «Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12, 24-25).

A queste parole, io mi fermo e penso che dovrei essere contento di stare sotto il torchio o sotto la macina per essere pigiato o macinato per produrre vino o farina e, invece, mi ribello, resisto, divento impaziente, fuggo lontano.

In questa Quaresima mi rincuora quella luce accesa nelle stanze ordinate e pronte per la benedizione; per le persone che incontro quotidianamente, infatti, sono Filippo, Andrea o qualcun altro dei discepoli. Sono ancora uno a cui si può chiedere senza paura o vergogna: «Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12, 21).

Il Maestro chiama ciascuno a condividere la Sua Pasqua: «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» (Gv 12, 26). Mi pare che, alla luce del Vangelo, si potrebbe anche dire così: se uno vuole vivere, mi segua e dove sono io, nella piena comunione con il Padre, là sarà anche lui!

Alzo gli occhi verso la croce e mi sento attirato dall’amore di Dio, intuisco l’importanza e la bellezza di restare lì, con Lui. E nei momenti difficili, quando la croce si farà pesante, mi soccorreranno le parole di Geremia: «Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore» (Ger 31, 33).

Noi apparteniamo al Signore; se ci abbandoniamo fiduciosi tra le Sue braccia, Egli ci custodirà per sempre (Eb 5, 7-9)!

don Gian Luca