Funambolo

Nik Wallenda attraversa le cascate del Niagara su una fune. Funambolo
Nik Wallenda attraversa le cascate del Niagara su una fune. (AP Photo/The Canadian Press, Frank Gunn)

Il cielo era sereno e non c’era vento; giornata ideale per un esercizio di equilibrismo. Tese la fune e si preparò alla traversata.

Giunto a metà del tragitto, si fermò. Era in pace e si guardava attorno, perfettamente stabile su una fune tesa a una trentina di metri da terra. Non c’erano reti sotto di lui, né un pubblico pronto ad applaudire; era lì con il suo angelo. Era lì solo con Dio.

Per un attimo considerò la situazione. Era un po’ come stare in un deserto, immerso nella precarietà; bastava un leggero movimento per sbilanciarsi e cadere, bastava una piccola distrazione per essere vinti dalla paura e perdere l’equilibrio.

Si fermò e tentò di afferrare quell’attimo. Assaporò fino in fondo con stupore la bellezza del sapersi tra le braccia di Dio, l’importanza di quello che stava vivendo. Aveva camminato sulla fune tantissime volte, ma quel giorno era diverso; gli sembrava che l’esperienza volesse comunicargli qualcosa.

Vita e fede si intrecciavano e diventavano una cosa sola; la fiducia in Dio lo rassicurava e gli dava quella serenità che gli consentiva di concentrarsi sulle piccole cose, sui passi da compiere uno dopo l’altro.

Si mise a osservare gli uomini sotto di lui; la distanza li faceva apparire lontani, piccoli, immersi nei loro mondi, eppure erano così vicini! Tutti cercavano una stabilità, una pace, una casa resistente ai venti e alle tempeste. Tutti erano in cammino.

Anche lui riprese a camminare.

L’angelo di Dio lo precedeva, lo guidava, rendeva sicuri i suoi passi.

don Gian Luca