“ Luglio col bene che ti voglio vedrai non finirai…”
Cantava così una canzone di Riccardo del Turco nel lontano, lontanissimo 1968.
Erano gli anni sessanta, anni delle vacanze estive tra Portofino e Viareggio, Ischia e Riviera romagnola, e l’italiano medio godeva di quella che un tempo chiamavamo “villeggiatura”.
Che bella parola! E che bei tempi!
La nostalgia fa capolino e tutto sembra avvolto nel cellophane della bellezza e della semplicità .
Anche oggi, come allora, trascorre luglio, e anche oggi i primi vacanzieri riempiono le spiagge assolate e già calpestate da piedi nudi, bisognosi di massaggio e di acqua salata.
Perché si sa, bisogna partire dalle radici per rinvigorire il flusso vitale.
Con loro, anch’io, bianca come il latte circondata da stranieri già rossi come peperoni, mi riverso in spiaggia per rinvigorire corpo e anima. E qui l’osservazione mi offre lo spunto per pensieri più o meno intensi, quelli che di solito definisco pensieri da “sotto l’ombrellone”.
Dopo un lungo sguardo rivolto al mare cangiante nelle sue sfumature d’azzurro cobalto e turchino, mi soffermo in riva a guardare quegli elementi che non possono mancare, due esemplari intramontabili di stereotipo vacanziero: la coppia affiatata dedita a giocare a racchettoni, e la famigliola finalmente riunita, senza orologio al polso, intenti a costruire il loro castello di sabbia!
La madre supervisiona, il padre, improvvisato architetto ed ingegnere, dà consigli su come alzare le mura di cinta del castello appena sorto dalla fantasia della più grande.
“Andiamo a prendere quelle pietre laggiù per creare una barriera e non far distruggere tutto dall’acqua “.
Sorella maggiore e fratello minore si lanciano alla ricerca di sassi più o meno adatti al nuovo compito imposto, e sorrido nel vederli tornare.
Lei con un sasso gigante e pesante, lui con uno più piccolo e di poca utilità, ma di grandissimo valore aggiunto.
Quelle pietre nella mia mente diventano improvvisamente capacità di resilienza, forza d’animo e volontà, capacità di organizzarsi al fine di creare un habitat tranquillo e sereno. Protetto, appunto, da quelle che saranno le onde perpetue o i cavalloni impetuosi che movimenteranno la vita mettendo spesso in condizione critica la propria tranquillità, e vedendo tristemente affogare i propri sogni.
Non si perde d’animo la piccola donna in erba.
Ne prende altri di sassi pesanti e alla fine soddisfatta dice ai genitori : “Questa è la mia casa! Siete i benvenuti! “
Grazie piccola anima in fíeri!
Io che non ti conosco ti auguro maree continue per metterla alla prova la tua barriera protettiva. Perché é nelle maree che troverai spinte vitali. E perché nel tuo castello troverai un ambiente pieno di passioni nel quale attivarti in dinamiche scelte. Ma quel muro di pietre che già oggi progetti e metti in cantiere, sarà baluardo nelle scelte della tua vita .
Perché, come cantava un giovane Luca Carboni con riferimento più recente agli anni ‘90 “…ognuno ha il suo mare dentro al cuore che ogni tanto ci fa sentire l’onda”
Penso dunque e mi dico: proteggiamo le nostre vite !
E accogliamo il mare e i nostri sogni, in pieno luglio come sempre.
Per non naufragare travolti dalle maree.
Nadia Buonomo