In alcuni reperti di un antichissimo villaggio Canale Anfora a Terzo di Aquileia, si é scoperto, attraverso attenti studi, uno dei casi più antichi di consumo della bevanda.
Lo studio è stato realizzato dall’Università di Udine su alcuni materiali ritrovati da archeologi dell’Ateneo friulano in un villaggio preistorico dell’età del bronzo (1700-1300 A.C.), presso la località Ca’ Baredi a Terzo di Aquileia.
I residui del vino si sono riscontrati in alcuni campioni di ceramica di una tazza abbandonata, ritrovata ai margini di un focolare insieme ad altri contenitori databili tra XIV e XIII sec a.C.
Sulle pareti dei vasi e contenitori utilizzati in quell’epoca, sono state realizzate le analisi chimiche e cromatografiche dalla ricercatrice Alessandra Pecci dell’Università di Barcellona, per mezzo delle quali si sono individuati vari tipi di residui organici.
“Anteriormente si pensava” come spiega la direttrice scientifica degli scavi a Ca’ Baredi, Elisabetta Borgna, “che il vino fosse già conosciuto dagli Etruschi e dai Greci nei primi secoli del primo millennio A.C., però oggi sappiamo che furono i Micenei nell’era del bronzo, nella seconda metà del II millennio A.C., a diffondere la coltivazione della vite e dell’ulivo alle popolazioni dell’Italia meridionale, che poi si sarebbe diffusa verso il nord.”
Questa opinione la confermano molti studiosi che sostengono che il vino fu introdotto in Italia dalle genti che provenivano dall’Egeo.
“La scoperta di Ca’ Baredi” afferma la Borgna “oltre al suo grandissimo valore storico, è un anello molto importante che ci serve per scoprire i rapporti esistenti tra le regioni mediterranee e quelle nord-adriatiche molto prima dell’arrivo dei Romani nel II sec. a.C.“
Le ricerche archeologiche dell’Università di Udine a Ca’ Baredi, effettuate nel 2013 e 2015, hanno portato alla luce questo antico abitato al margine della laguna, su un’area dove già durante l’età del bronzo si praticava l’agricoltura. Infatti si sono ritrovate tracce di grandi contenitori destinati alla conservazione e dai risultati delle analisi dei macroresti vegetali, si è potuta constatare la presenza di specie coltivate come cereali e alberi da frutto. Di particolare importanza il ritrovamento di diverse strutture di focolari e forni utilizzati molto probabilmente per pratiche domestiche di cottura e preparazione.
Continuano le indagini di questo importante ritrovamento, per poter anche chiarire se questi contatti tra le popolazioni mediterranee e quelle delle zone costiere dell’alto Adriatico, possano aver iniziato la coltivazione di vitigni e quindi affermare che la vocazione dell’Aquileia romana di produzione e consumo del vino provenga ed abbia le sue origini proprio a Ca’ Baredi.
Angelo Di Lorenzo