Sono più di centomila, di cui la metà con meno di 40 anni, i giovani lauerati che se ne sono andati.
Cercano fortuna all’estero, li chiamano “cervelli in fuga” ma in realtà sono studenti o da poco laureati.
Sono un 15% in più secondo l’Istat, 23mila che hanno lasciato nel 2015 il nostro paese.
Rispetto alle altre migrazioni, questa è la prima che parte con il diploma in tasca.
Considerando i cittadini emigrati con più di 24 anni, il 31% ha la laurea.
“Mentre prima emigravano le persone senza una grande cultura e senza una preparazione, adesso sta partendo il meglio della nostra gioventù, un capitale umano molto alto”, spiega Antonio Schizzerotto, professore di sociologia a Trento.
Abbiamo un paese che esporta medici e ingegneri e importa badanti.
I giovani vanno soprattutto in Europa, le mete preferite: Gran Bretagna, Germania, poi Svizzera e Francia.
Anche se Francesco Billari, professore di demografia alla Bocconi, non le considera emigrazioni ma spostamenti, la domanda è :”Perchè i tedeschi e i francesi non vengono da noi?”
Le famiglie si disgregano, all’allontanarsi i nostri giovani il paese diventa sempre più un popolo di anziani. Oggi i 150 mila giovani che se ne vanno, possono sembrare pochi ma se proiettiamo la cifra tra 10 anni saranno un milione e mezzo.
I dati dell’Istat ci dicono che nel 2015, dei 102 mila italiani che sono espatriati, sono ritornati solo 30mila. Già nel 2011 se ne erano andate 82 mila persone. Nel 2016 secondo studi dell’Idos sono espatriati 285mila, dati che rivelano un’emigrazione simile all’ultimo dopoguerra. Se si confermano questi dati, sarebbe come se tutti gli abitanti di una cittá come Rimini, partissero all’estero.
Angelo Di Lorenzo
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