È diventato purtroppo un luogo comune. All’estero troppo spesso si suole accostare l’immagine dell’italiano con quella del mafioso. Insomma, Italia sinonimo di mafia. A contribuire a questo sillogismo è, in parte, anche la nostra passività; l’abitudine ormai ad accettare come normali certi accostamenti che invece feriscono la nostra dignità.
La lettera aperta dell’Ambasciatore d’Italia Giuseppe Buccino Grimaldi, le cui parole sottoscriviamo senza se e senza ma, è la reazione che ci si attende da un diplomatico. Elegante, prudente, dignitosa ma ferma.
La mafia, questo cancro che corrode la società italiana e come una piovra ha tentacoli ormai in tutto il mondo, va combattuta. Ma non solo dalle Forze dell’Ordine e non solo in Italia. Anche noi dobbiamo aiutare a costruire una diga contro il dilagare della criminalità organizzata e contro l’immagine negativa che essa riflette su comunità che invece sono costituite in grandissima parte da persone che lavorano onestamente.
Anche in Spagna la mafia è presente da anni. Sono sempre più frequenti le operazioni congiunte della polizia iberica con quella italiana; gli arresti dei “boss” fuggiti dall’Italia o dei loro “soldati”.
In Venezuela, nel 1986, “Venevisión”, uno dei maggiori canali di televisione privati, mise in onda una “telenovela” i cui protagonisti erano i membri di una famiglia di emigranti italiani il cui capostipite era un mafioso. Vivevano nel lusso, grazie ai loro loschi affari. “Los Donati”, questo il cognome della famiglia da cui prendeva nome il serial televisivo, entrava ogni sera nelle case dei venezuelani diffondendo un’immagine indecorosa degli italiani. Da sottolineare che gran parte delle scene erano girate nella mansione di un noto costruttore italiano emigrato in Venezuela negli anni ’60.
Allora la “Voce” promosse una intensa campagna stampa che trovò eco nei media locali e provocò la presa di coscienza della nostra Collettività e manifestazioni di solidarietà della società venezuelana. Nonostante fossero stati girati già un gran numero di capitoli, il canale televisivo decise di accelerare la conclusione della “telenovela”. Tanti connazionali e tanti venezuelani cambiavano canale o spegnevano la televisione all’ora della messa in onda del serial.
Sono tante le vie che si possono seguire per difendere la dignità della nostra comunità. Non importa quanto essa sia dispersa o integrata nel tessuto sociale del Paese. L’Ambasciatore Buccino ha indicato la via. Tocca a tutti noi percorrerla con la stessa dignità ed uguale fermezza.
Mauro Bafile