Donatella Bosco, Marina Cvetic, Enzo Leuzzi, Gianluigi Peduzzi e Federico Vione hanno ricevuto a Roccaraso (L’Aquila) i Premi “Benigno e Filomena Suffoletta”
L’AQUILA – Donatella Bosco, Marina Cvetic, Enzo Leuzzi, Gianluigi Peduzzi e Federico Vione hanno ricevuto a Roccaraso (L’Aquila) i Premi “Benigno e Filomena Suffoletta”, giunti alla 30ma edizione.
La prima a salire sul palco – dopo che il sindaco di Roccaraso Francesco Di Donato ha ricevuto in beneficenza un defibrillatore da Alessandro Di Tunno della Banca Generali – è stata la Cvetic, proprietaria della Masciarelli Tenute Agricole, premiata dal deputato Nazario Pagano.
“Donna coraggiosa, tenace, intelligente” ha detto Gaetano Suffoletta che, con la sorella Pina organizza e conduce l’evento. La vedova del fondatore Gianni Masciarelli, scomparso nel 2008 ha portato avanti l’attività, in un settore dove aveva esperienza:
“Pure mio nonno croato faceva il vino – ha rivelato la Cvetic -. La nostra è un’impresa sempre fuori dagli schemi. Abbiamo una squadra di innovatori, in gran parte giovani, anche non abruzzesi. Abbiamo portato il vino Masciarelli in 55 paesi, grazie alla mia conoscenza delle lingue, insieme ai miei tre figli. Facciamo anche olio e ospitalità e facciamo pure importazione di vini stranieri. Gianni andò a vedere come si faceva il vino in Australia, Brasile ed Europa dell’Est”.
Seconda a salire sul palco Donatella Bosco, direttrice dell’Upc Hospice e Cure palliative della Asl di Pescara, medico anestesista e terapista del dolore:
“Il diritto a non soffrire é previsto dai Lea – ha detto Bosco, premiata dalla collega neurologa Annamaria Porrini – Le cure palliative e quindi l’hospice migliorano la qualità di vita dei malati e familiari. Contrariamente a ciò che si può pensare, il 60% delle cure palliative non é per malati oncologici. Noi diciamo sempre la verità mai le bugie per arrivare a una migliore qualità di vita residua. Ci sono anche tanti bambini fra i nostri pazienti. Facciamo anche il setting domiciliare per chi puó stare a casa. Collabora con noi l’Associazione Buganville, attiva con 10 volontari per aiutare l’hospice anche organizzando eventi”.
Dopo le due donne, tre uomini: il primo è stato Federico Vione, fondatore e amministratore della W. Group, società del settore sommistrazione del lavoro, che fattura un miliardo di euro.
“Un settore dove sono entrato per caso, proprio come lavoratore somministrato. Ho iniziato in Adecco nella mia Pescara dove mi sono laureato in Economia e Commercio. Poi ho fondato la mia W. Group nel 2021”.
Giovani che vanno all’estero? Cosa manca al sistema Italia?
“Quando vivi all’estero ti rendi conto del positivo che c’é in Italia – ha aggiunto Vione, premiato dal sindaco di San Valentino Antonio D’Angelo – Il vero collo di bottiglia nel nostro Paese non sono le risorse ma trovare le persone giuste. Se i giovani vanno via é perché non sappiamo farli innamorare ma dobbiamo anche alzare gli stipendi, risolvere il cuneo. Dobbiamo essere i migliori per attrarre i migliori” ma è anche vero che “il Mondo vuole la qualità Italia”.
Premiato dall’attrice abruzzese Sara D’Amario, penultimo a salire sul palco Gianluigi Peduzzi del pastificio Rustichella d’Abruzzo, azienda fondata a Penne dal nonno Piero Peduzzi che l’anno scorso ha compiuto 100 anni d’attività, con oggi stabilimenti a Pianella e Moscufo:
” Mio nonno la fondò nel 1924 – ha ricordato l’imprenditore – Io siccome ho studiato a Penne stavo dai miei nonni e ho vissuto l’aria del pastificio. Mio nonno è morto nel 1967 e l’azienda doveva chiudere perché i suoi figli facevano altro, hanno studiato”.
All’epoca era ancora un piccolo pastificio.
“Si spediva la nostra pasta agli abruzzesi a Sanremo. Grazie a mio padre siamo stati i primi a fare la pasta integrale, all’epoca difficile da produrre. Poi siamo passati alla pasta di farro, tutto a km zero. Poi l’invenzione dello spaghetto che cuoce in 90 secondi che ha avuto successo in Asia”.
Peduzzi punta da sempre sull’export.
“Oggi gli Stati Uniti sono il nostro primo Paese. Poi Canada, Germania, Australia e tutti i paesi a forte emigrazione italiana, anche se esportiamo in 80 paesi. Anche in Asia. In Usa siamo forti, i dazi non sono per noi il problema, chi ama la qualità spende anche il 10% in più. Siamo piuttosto preoccupati per la situazione internazionale. Oggi navighiamo a vista, senza poter fare programmazione”.
Infine Enzo Leuzzi, premiato dal Sindaco di casa, giornalista e operatore televisivo che ha lavorato 37 anni in Rai Abruzzo e Rai Sport e da poco in pensione. Molto sport soprattutto dietro e a fianco alle bici Giro d’Italia:
“Sono emozionato perché ho conosciuto i coniugi Suffoletta – ha esordito – Dopo le tv private (Telemare soprattutto) dagli albori sono entrato in Rai per concorso. Ho fatto quello che mi piaceva fare, come il ciclismo. Ho seguito Marco Pantani sia nei periodi belli che nei fatti di cronaca nera. Ora si lavora in sicurezza; all’epoca si rischiava tanto. Mi sono inzuppato d’acqua tante volte. Fortunato ad avere un bravo pilota motociclista. Mai avuto incidenti. Sono stato pure in Palestina e Israele, due popoli che si odiano. Entrambi dicono che sono gli altri che se ne devono andare. La pace è difficilissima. Sono stato inviato in Inghilterra allo scudetto del miracolo Leichester di Claudio Ranieri, con cui ho passato giorni piacevoli.
La manifestazione si è chiusa, per l’angolo della Memoria, col ricordo del geniale ingegnere Corradino D’Ascanio, originario di Popoli (Pescara), D’Ascanio è stato una delle menti più brillanti del secolo scorso legando il suo nome, tra l’altro, all’invenzione dell’elicottero e alla realizzazione della Vespa Piaggio.
Sul palco, a ritirare la targa dall’architetto Adriamo Ghisetti, l’avvocato Francesco De Sanctis, legale della famiglia D’Ascanio, che ha letto una lettera di rigraziamento delle nipoti Paola, Anna e Maria D’Ascanio.
“Da giovane studiava le ali delle prede – ha rivelato De Sanctis – Pensate che una volta lancio un cugino-cavia con delle ali da lui costruite. Il cugino cadde perché mollò le ali è lui gli disse: ‘Sei caduti perché hai mollato le ali!”.
La Piaggio – ha ricordato – in principio e fino alla II Guerra mondiale era impresa soprattutto aeronautica. Finita la guerra Enrico Piaggio fu costretto a riciclarsi in altro tipo di produzione industriale: grazie al genio D’Ascanio smise di progettare aerei e iniziò a fare la Vespa. L’idea venne dalle piccole le motorette che gli alleati portavano in discesa col paradute. La Vespa, infatti, ubbidisce più ai principi dell’aeroplano che delle moto”. E infine: “La infinita creatività ha portato D’Ascanio a inventare oggetti per risolvere la vita di tutti i giorni. Lui era felice solo se risolveva problemi pratici quotidiani. Inventò il braccio-gesso per scrivere pure se infortunati (lo fece per la nipote che cadde e non voleva studiare). Ha inventato l’antenato del dispenser di sapone liquido e un armadio senza fondo con resistenza elettrica che asciugata le lenzuola riposte. Il forno elettrico é pure una sua invenzione”.
Pierluigi Spiezia