Apprezzare la ricchezza che ha l’Italia all’estero

La sede del Ministero degli affari esteri alla Farnesina, Roma. (ANSA)

Non è questo il miglior inizio d’anno per gli italiani all’estero. La “politica”, ancora una volta, pare non attribuire loro il giusto valore. Ed allora, al momento di realizzare tagli ai finanziamenti destinati all’estero, i primi ad essere “sfoltiti” sono quelli che andrebbero alle nostre comunità.

La manovra di bilancio 2024 prevede tagli alle risorse per i servizi consolari, per la promozione della lingua e cultura italiane, per il sostegno dei Comites e del Cgie e così via di seguito.

Gli italiani fuori l’Italia, come più volte abbiamo avuto modo di ascoltare da chi si è succeduto negli anni alla guida dei governi o ha occupato scranni in Parlamento, sarebbero “i veri ambasciatori dell’Italia nel mondo”. Ma, quando si tratta di tradurre le parole in fatti… 

Eppure, le maggiori promotrici del “Made in Italy” sono le nostre comunità. I connazionali all’estero sono i primi a pubblicizzare la bontà del design italiano, la qualità dei prodotti industriali, i pregi della cucina italiana, sono loro che valorizzano le nostre tradizioni e promuovono la diffusione della nostra storia e cultura. Sono anche i primi a insorgere quando s’infanga il buon nome dell’Italia.  

Dove le nostre comunità sono più numerose e presenti, la missione dei diplomatici è più agevole. In particolare, in quei paesi in cui, grazie ad accordi bilaterali, è riconosciuta la doppia cittadinanza. Lì dove i nostri connazionali hanno non solo tutti i doveri ma anche tutti i diritti civili, compresi quelli di eleggere ed essere eletti in Parlamento, è possibile incontrare deputati, senatori ed anche ministri di origine italiana. Politici di prima, seconda o terza generazione con cui è più facile dialogare, stringere rapporti, trovare punti d’incontro, e favorire le relazioni tra le due nazioni.

Ma anche in quelle nazioni, come la Spagna, in cui non è prevista la doppia nazionalità, gli italiani occupano posti di prestigio nelle Università, negli Istituti di Ricerca, nella cultura, nell’industria, nella medicina. Sono antenne in costante contatto con l’Italia che interagiscono con i colleghi in patria e favoriscono i rapporti scientifici, culturali ed economici tra i due paesi.

Le nostre comunità rappresentano una ricchezza che altri ci invidiano. Ma bisogna averne la consapevolezza e imparare ad apprezzarle al di là delle belle parole. Tagliare i finanziamenti diretti ai servizi consolari, agli organismi, associazioni, istituzioni e strutture nate in seno alle nostre comunità per mantenere vive lingua, cultura, tradizioni e valori dimostra che questa consapevolezza ancora non è radicata nella “politica” italiana. C’è da chiedersi se forse, chissà, non sia anche un po’ colpa nostra.  

Mauro Bafile

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