Editoriale – L’importanza degli italiani all’estero

MADRID – “… è chiaro che questo flusso di concittadini è alimentato da italiani che si trasferiscono dall’Italia e da connazionali che provengono dal Sudamerica, italiani ai quali va tutta la nostra attenzione. Sono agevolati dalla facilità d’integrazione in Spagna. Loro possono rappresentare un ponte molto importante tra gli italiani residenti in Spagna e il continente latino-americano. Questo flusso di italiani ha certamente contribuito a cambiare il volto di Madrid e di molte altre città e comunità spagnole dove la presenza italiana è riconoscibile nelle strade di molti quartieri….”. Lo ha detto l’Ambasciatore d’Italia in Spagna, Giuseppe Buccino Grimaldi, parlando della crescente presenza italiana in questo paese, nel corso del suo intervento che ha inaugurato la serata per la consegna del “Premi all’Italianità”,  il tradizionale evento di fine anno attraverso il quale il Comites di Madrid riconosce il lavoro dei connazionali che eccellono nelle diverse attività: dalla scienza alla medicina, dall’attivismo sociale alla solidarietà, dalla cultura alle attività imprenditoriali e così via.

L’Ambasciatore Buccino ha già dato mostra della sua sensibilità sociale. Basta ricordare come, con un linguaggio elegante, prudente ma fermo ha ricordato al presidente della squadra di pallacanestro, Casasemont Zaragoza, sponsorizzato dai ristoranti “La Mafia se sienta a la Mesa”, ed al proprietario del ristorante “Camorra”,  che “mafia” e “camorra” sono organizzazioni criminali. I loro “boss” si “siedono a tavola”, è vero, ma non per godere le bontà della cucina italiana. Quando lo fanno è per ordinare l’esecuzione di chi gli si oppone come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del “pool antimafia”.

Ora, semmai qualcuno ancora nutrisse dubbi, lo dimostra sottolineando l’importanza degli italiani all’estero e, in particolare degli italo-latinoamericani. Il suo è un invito alla riflessione.

Tante volte in passato, troppe, noi della “Voce” abbiamo potuto costatare come in alcuni Consolati in America Latina si considerino i figli o i nipoti dei connazionali emigrati nell’immediato dopoguerra, cittadini di serie “b”. E quante volte abbiamo ascoltato commenti di chi, al limite del disprezzo,  sostiene che gli italo-latinoamericani chiedono la cittadinanza senza “spiccicare una parola in italiano”. Non capiscono che si può amare un Paese, conoscerne storia, letteratura e tradizioni, pur non parlandone la lingua.

L’Ambasciatore Buccino, con le sue parole, apprezza l’importanza della presenza delle nostre comunità all’estero e capisce che i giovani italo-latinoamericani sono una ricchezza per l’Italia e non un onere, anche quando risiedono in Spagna.

È lo sguardo lungimirante di chi sa che l’italiano all’estero fa grande l’Italia, un paese che spesso ama e rispetta più di chi non ha mai provato quanto “sa di sale lo pane altrui”.

Mauro Bafile

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