VENEZIA. – Un’esplorazione del suono elettronico, dalle prime sperimentazioni avanguardistiche fino alle espressioni contemporanee, che sono indissolubilmente legate agli sviluppi della tecnologia digitale. È questa l’idea che guida la 67esima edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, diretto per il terzo anno da Lucia Ronchetti.
“Il festival si chiama Micro Music – ha spiegato la direttrice ad askanews – perché si intende come un viaggio all’interno del suono, all’interno delle microscopie, dei diversi materiali che compongono il suono, ma è anche un omaggio al microfono. Il microfono visto come microscopio che ci permette proprio di vedere qualcosa, di sentire qualcosa che prima non era possibile.
attraverso nuove tecnologie e attraverso sistemi di ripresa avanzati. Ci sono compositori che ci portano nel mondo subacqueo della laguna di Venezia con microfoni particolari, compositori che usano sensori per fare in modo che il pubblico entri nel merito dell’opera e crei, diciamo, delle variazioni all’interno dell’opera”.
Le giornate inaugurali della Biennale Musica sono state scandite sia dalla presenza di installazioni sulla terraferma, a Mestre e Porto Marghera, che si inseriscono nella costante volontà di allargare gli spazi, non solo fisici, della Biennale, sia da alcuni spettacoli, come il concerto di Morton Subotnick, leggendario pioniere delle musica digitale classe 1933 che ha performato dal vivo in Arsenale, oppure dalla prima italiana dell’opera “Glia” di Maryanne Amacher, scomparsa nel 2009, che è stata diretta da Bill Dietz e ha coinvolto il pubblico in un’esperienza di musica totalizzante.
“Compositori attivi e che hanno creato lavori originali, interessanti e seminali secondo diverse tendenze stilistiche – ha aggiunto Lucia Ronchetti – sono presenti nel festival tutti insieme, quindi abbiamo in qualche modo un’apertura a 360 gradi della creatività contemporanea relativa alla musica digitale”.
Per la Biennale come istituzione il festival è anche l’occasione di ribadire l’obiettivo di entrare direttamente sulla scena culturale, come ha detto il presidente Roberto Cicutto. “Molte istituzioni che si occupano di musica – ha detto da Forte Marghera – non hanno fondi o forse non hanno nella loro politica l’idea di produrre nuova musica, la Biennale lo sta facendo”.
Nel solco di una volontà di presidiare tutte le arti e di ricercare gli aspetti più innovativi delle diverse pratiche, anche quelle sociali, che da anni è uno dei tratti distintivi della Biennale. (Leonardo Merlini)
(Lme /askanews)