Addio a Botero, artista dei volumi che amava il Rinascimento 

Una delle opere di Botero esposta nella piazza di Medellin (Colombia. Foto di julian zapata da Pixabay

MADRID. – È morto, all’età di 91 anni, Fernando Botero, il più grande artista colombiano di sempre insieme allo scrittore Gabriel Garcia Marquez. Lo riferisce il quotidiano colombiano El Espectador, spiegando che ieri il pittore e scultore, nato a Medellin e profondamente legato alla ‘città dell’eterna primavera’, aveva accusato un malore ed era stato ricoverato.

Se a Medellin tutto è iniziato ed è finito, la carriera di Botero è spiccata a Bogotà, dove giovanissimo ottenne il secondo posto nella IX Sala Nazionale degli Artisti, e poi in Europa: il Prado di Madrid, la Gallerie dei Mestieri di Firenze, sono stati tra i primi grandi poli a far conoscere l’arte tonda di un artista che ha sempre tratto grande ispirazione dai classici, in particolare del primo Rinascimento italiano.

Il critico colombiano Juan David Zuloaga vedeva “una grande affinità spirituale” tra Botero e Piero della Francesca; al museo Botero, forse la principale attrazione di Bogotà, uno dei dipinti più ammirati è la sua rivisitazione, ancora più tonda, della Gioconda di Leonardo Da Vinci.

Il successo planetario non arrivò subito, e anzi fu dovuta al caso che gli regalò il suo stile inconfondibile: racconta El Espectador che un giorno, dipingendo un mandolino, Botero disegnò molto piccola l’imboccatura della cassa armonica e notò che lo strumento musicale acquisiva un volume insolito.

Da allora andò sempre alla ricerca del volume: nei ritratti di persone, nelle figure degli animali, perfino nelle nature morte. Nella pittura come nella scultura, che gli permise di uscire dalle mura dei musei per arredare, anzi integrarsi con gli spazi urbani e con l’architettura: dagli anni 90 in poi le sculture di Botero fanno architettura sugli Champs Elysees, a Pietrasanta in Toscana, A Barcellona, Locarno, Madrid, perfino nella remota Yerevan, in Armenia.

Non solo forma e volume

E ovviamente la Colombia: Botero ha donato buona parte della sua collezione privata all’inizio del millennio al Museo di Antioquia di Medellín, che affaccia su una piazza che si chiama Plaza Botero e a sua volta ospita 23 maxi-opere, e al Museo Botero di Bogotá, due luoghi che custodiscono l’importanza della sua opera per la storia dell’arte in Colombia, come così come il suo contributo alle arti in tutto il mondo.

Botero non era solo forma e volume: negli anni più caldi della guerra civile, l’artista di Medellin ha raccontato, a suo modo, anche alcuni passaggi tra i più drammatici degli scontri fratridici tra le milizie dei campesinos e quelle dei latifondisti.

Botero una volta disse in un’intervista per Diners che: “La cosa più terribile dell’idea della morte per un artista è sapere che non potrà più dipingere. Voglio morire come Picasso, che all’età di 93 anni, dopo aver dipinto un quadro – brutto come quelli che fece alla fine – andò a lavarsi i denti alle due del mattino e cadde morto. Noi pittori non andiamo mai in pensione”.

(Redazione/9colonne)

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