Si è chiuso un anno e ne inizia un altro. Si passa pagina con la speranza che in quella nuova, bianca, immacolata che si apre ai nostri occhi si possano scrivere non solo buoni propositi ma fatti concreti.
La politica, ovviamente non tutta, si ricorda rare volte degli italiani nel mondo. E, quando lo fa, è sempre in circostanze specifiche. Per esempio, in occasione di appuntamenti elettorali, dove ogni voto conta. Anche il nostro. Poi, chi vive la quotidianità all’estero, come tutti noi, scompare dal suo radar. E i problemi restano irrisolti. Quelli in attesa di soluzione restano ancora tanti. Ce ne sono di nuovi e ce ne sono di vecchi. Alcuni comuni a tutte le nostre collettività; altri, relativi alle realtà in cui si risiede.
Tra quelli comuni senza dubbio rilevante è la necessità di Cancellerie consolari e Consolati efficienti. In grado, quindi, di rispondere adeguatamente alle esigenze delle nostre comunità e la loro efficienza non dipende solo dalla professionalità dei funzionari. Esiste una relazione inversamente proporzionale tra crescita delle nostre comunità e il numero dell’organico nelle Cancellerie consolari e Consolati. La prima, specialmente in Europa, continua ad aumentare mentre il secondo resta costante e, semmai, si riduce. C’è, poi, il problema della trasparenza. Sono pochi quei Consolati e Cancellerie consolari che pubblicano periodicamente il numero dei passaporti consegnati o delle Carte d’Identità rinnovate, quanti connazionali si assistono o quanti certificati di nascita, di Stato Civile, di iscrizione consolare, di esistenza in vita ecc. si rilasciano. È un esercizio di onestà professionale che, tra l’altro, tutela i nostri funzionari da critiche ingiuste e giudizi immeritati.
Ogni paese di residenza, poi, presenta caratteristiche specifiche e, quindi, difficoltà ed esigenze particolari. In Venezuela, per esempio, alcuni connazionali hanno scritto al Ministro Tajani sollecitando un intervento urgente per aiutare gli italiani in difficoltà. Nella lettera spiegano che sono tanti i connazionali ridotti a mendicare in strada perché non possono acquistare medicine e alimenti. Chiedono interventi efficaci e urgenti sotto forma di “fondi straordinari” come già fatto in passato. Il Venezuela è un Paese in crisi in cui la spirale inflazionaria rende tutti sempre più poveri. In Spagna, invece, la realtà è diversa. La comunità nella penisola iberica è cresciuta e continua a crescere. Alla nuova mobilità, un fenomeno in aumento, si affianca una collettività radicata da tanti anni che oggi sente la necessità di essere protagonista e non solo spettatrice della realtà politica spagnola. Chiede, e di questo il nostro giornale se ne è fatto promotore, un accordo di doppia cittadinanza che permetta una vera integrazione nella società in cui vive. Altre nazioni già hanno siglato accordi di doppia cittadinanza. È stato il caso della Francia. Premier di altri Paesi pongono apertamente il problema nel corso di incontri ufficiali con il presidente Sánchez. È stato il caso della Romania. Per l’Italia lo chiedono i Comites e ci sta lavorando già da qualche mese la nostra Ambasciata. Sarà però necessario un intervento del governo che ci auguriamo arrivi al più presto.
C’è poi il problema del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Dall’insediamento dei Comites, circa un anno fa e l’elezione dei suoi nuovi rappresentanti, il Cgie vive in una sorta di limbo che mette in pericolo la sua stessa esistenza. Senza la firma del decreto di nomina, il nuovo Cgie non “esiste” e quindi non può esercitare le sue funzioni conoscitive, propositive e consultive.
Gli italiani residenti all’estero sono oltre sei milioni. Il ministro Tajani, alla Conferenza degli Ambasciatori, ha detto che “sono protagonisti della politica estera dell’Italia”. È vero. Ma, oggi, come ieri, le nostre comunità chiedono alla politica non solo parole ma concretezza. Insomma, che ai buoni propositi facciano seguito i fatti.
Mauro Bafile