Vini con sapore a passato: Felipe Monje, appartenente alla quinta generazione di Bodegas Monje

TENERIFE. – “Fin da quando ero piccolo la mia vita si è svolta tra i profumi della vendemmia, del mosto, tra botti, vigne, potature. A casa mia il vocabolario familiare si declina all’interno del mondo del vino”.

Con queste parole Felipe Monje inizia a parlarci della storia della sua famiglia. Lui di quinta generazione di produttori di vigne e vino ha raccolto il testimone del padre che a sua volta l’aveva ottenut dal nonno e così via. Generazioni e generazioni di persone che hanno dedicato la loro vita alla coltivazione delle viti e alla preparazione del vino.

 

“Mio padre Miguel Monje mi ha insegnato ad amare e rispettare la terra, le vigne e il vino. È l’insegnamento che ci hanno lasciato i nostri avi Agustina Monje, Sebastián Monje Ocampo, Miguel Monje García, Isabel Monje, Justo García de León, Miguel Gutiérrez Monje, Jerónimo Monje, José González Yumar, Ángel Monje, Isabel Monje García, Sebastián González Monje. Una tradizione iniziata nel 1750.

 

 

Seguire questo percorso è un compito che Felipe Monje assume con grande responsabilità. Con orgoglio ci dice che ogni bottiglia racchiude lo spirito dei suoi avi.

Inizia poi a parlarci della sua cantina che descrive come un regalo per il panorama sul quale si affaccia.

 

“Vigne, mare, montagne, sole: il luogo ideale per vivere e prendersi cura dei nostri vini. Mio padre l’ha costruita nel 1956 e l’ha rinnovata nel 1983. Abbiamo ancora le vecchie botti di rovere nelle quali continuiamo a fermentare e preparare il Tinto Tradicional combinando le pratiche più antiche con la tecnologia più innovativa”.

La cantina ha una capacità di 160mila litri, sufficiente per elaborare l’intero raccolto. Il lavoro viene svolto da dieci persone che lavorano seguendo la stessa filosofia e con la stessa passione di chi li ha preceduti.

Felipe Monje, parlando dei vigneti spiega che si trovano nel Sauzal, una zona a 600 metri sul livello del mare chiamata La Hollera che ha un suolo pietroso ma molto ricco grazie alla lava vulcanica e al trascorrere del tempo. Poi aggiunge:

 

 

“L’inclinazione della terra rende difficile il lavoro meccanico per cui è necessario costantemente l’intervento umano. Il sole che lo illumina fin dalle prime ore del mattino e una soave brezza marina creano un microclima speciale per la coltivazione della vigna”.

 

Coltivano, per ettari, circa 1.500 ceppi diversi che hanno in media 50 anni. Le vigne crescono a livello del suolo durante otto mesi. Poi, prima della maturazione, vengono sollevate con forcine di legno e restano così fino alla vendemmia. Negli ultimi anni hanno restaurato gran parte dei vigneti e grazie a ciò possono meccanizzare alcuni lavori.

“Le uve che coltiviamo sono di Listán Negro, Listán Blanco, Negramoll, Tintilla, Vijariego negra, Marmajuelo, varietà che ci permettono di dare una caratteristica particolare ai nostri vini. Sperimentiamo anche con altri tipi, tutti centenari grazie all’eredità che ci hanno lasciato i nostri avi”.

 

 

 

Quanto ai vini di Bodegas Monje ribadisce che prendono il loro sapore dalle uve tradizionali e dal suolo nel quale crescono.

“In maggioranza sono rossi che si caratterizzano per una personalità molto originale difficile da catalogare. Hanno attraenti colori, aromi minerali e fruttati, sono freschi, rotondi, pieni di vita. Sono il prodotto della terra nella quale nascono”.

Le marche di Bodegas Monje sono di Produzione Limitata e numerata, sotto la Denominazione di Origine Tacoronte-Acentejo, organismo incaricato di controllare la produzione e l’imbottigliamento dei vini. La controetichetta ne garantisce l’origine e la qualità.

 

Lascia un commento