LOURDES. – Un mosaico splendente, “nel segno della spiritualità” come dice il maestro Riccardo Muti, quello che ha illuminato di note e di voci per una notte la piazza del santuario di Lourdes. Mentre scendevano lentamente le tenebre in una cittadina segnata dalla crisi economica post covid, la musica prendeva forma e lasciava senza fiato fino a sfavillare, in tutto simile ai tasselli con cui Marko Rupnik ha impreziosito la facciata della basilica inferiore.
Un programma che era un coacervo di culture e linguaggi ad alto tasso simbolico, sempre oscillante tra la dolorosa vibrazione religiosa e l’esplosione della gioia, da Vivaldi al coro dell’Opera nazionale Ucraina, passando per Mozart, per i canti tradizionali baschi, dai cantori dei Pirenei e delle montagne di Lourdes fino a Verdi, per concludere con Mozart e il suo Ave verum corpus cantato con voce impalpabile dai bambini delle scuole di Lourdes e di Tarbes.
L’occasione, in questo luogo votato alla speranza, era il tradizionale appuntamento annuale con Le Vie dell’Amicizia, diretto da Riccardo Muti con l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini, per il Ravenna festival, questa volta nell’ambito de L’Offrande musicale, dedicato proprio ai temi della disabilità.
“Una serata nel segno della spiritualità di qualunque natura sia”, spiega il maestro Muti al termine del concerto. “Così anche per Giuseppe Verdi, della cui religiosità si è discusso spesso in modo sterile, ma chi è capace di far suonare in quel modo il Miserere lo fa perché si pone il problema dell’esistenza di un essere superiore. E’ evidente che Verdi non era esente da domande sull’aldilà, questioni che affrontava con la sua fragilità tutta umana”.
Una “religiosità cosmica” quella di cui parla Muti, che passa attraverso il linguaggio dell’amicizia che è esattamente il contrario della guerra e lo fa attraverso la musica, come nel senso stesso del progetto del Le Vie dell’Amicizia partito nel 1997 da Sarajevo.
Davanti a tremila persone che per una sera assistono ad una cerimonia laica, la prima volta di Muti a Lourdes parte con il Magnificat in cui Antonio Vivaldi non rinuncia al suo tono gioioso che così bene calza alle voci soliste di Arianna Venditelli e Margherita Maria Sala. Poi, nel bianco dei loro abiti tradizionali, le voci rotte dell’emozione di una tragedia lasciata dietro le spalle solo per una sera, sono quelle del coro dell’Opera tradizionale Ukraina con l’emozionate Preghiera alla beata Vergine di Hanna Havrylec’ cantata da Svitlana Semenyshyna e dalla piccola Milana Lomanova, che con il suo girasole tra i capelli attraversa il palco come fosse un mondo senza conflitti, tutto da scoprire.
Poi la gioia e l’emozione continuano con Felix Klieser, che pur essendo nato senza braccia non rinuncia alla musica e suona il corno con il suo piede sinistro e questa sera interpreta il Concerto n. 1 per coro e orchestra K 412, facendo alla fine alzare tutta la platea in un applauso che è un inno alla sua bravura e al suo coraggio. Entrano poi sul palco nel fulgore del rosso delle loro giacche tradizionali i coristi baschi che cantano in occitano, la lingua che la Madonna scelse per parlare alla piccola Bernadette, la ragazza a cui a partire dall’11 febbraio del 1858 la Vergine apparì per ben 18 volte fino a cambiare la sua vita e quella di milioni di persone che ogni anno vengono qui a bagnarsi nelle acque sante che da allora sgorgano nella montagna alla ricerca di una guarigione.
Con Giuseppe Verdi poi Riccardo Muti incanta sempre, perché capace di far grondare umanità e fragilità e intensità emotiva da ogni nota e mentre le rondini attraversano il cielo che si fa scuro la valle tra le montagne verdissime risuona dello Stabat mater e del Te deum come fosse scritto oggi per un mondo smarrito che cerca le sue certezze.
Alla fine appare dal fondo della spianata dei desideri il baldacchino con la madonnina bianca che ogni sera apre la fiaccolata di preghiera, e questa volta sale sul palco da cui spunta il maestro Muti che sceglie di passare attraverso i suoi musicisti per non dover lasciare alle spalle quel simbolo di materna comprensione. Si chiude con un Ave verum corpus con il coro dei bambini delle scuole, come era nelle sue origini mozartiane, voci bianche dell’innocenza che tutti speriamo non sia definitivamente perduta.
Il simbolico pellegrinaggio musicale continua e si chiude a Loreto dove Le Vie dell’Amicizia il maestro Muti e l’Orchestra Cherubini saranno la sera del 14 luglio.
(dell’inviata Elisabetta Stefanelli/ANSA)