Onu: “Pochi finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo”

Mappa climatica del mondo
Una mappa climatica del mondo con le temperature rilevate dalla Nasa. (ANSA)

ROMA. – Sono ancora troppo pochi i finanziamenti che vengono dati ai Paesi in via di sviluppo flagellati dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Per potersi difendere in modo adeguato dagli eventi meteo estremi questi Paesi hanno bisogno di risorse da 5 a 10 volte superiori rispetto a quelli che il mondo ha attualmente stanziato, circa 80 miliardi nel 2019 (l’impegno è di almeno 100 miliardi).

A dirlo è l’Agenzia per l’Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) avvertendo che secondo i dati disponibili due terzi dei fondi sono stati destinati soprattutto alla mitigazione (ovvero agli sforzi per ridurre le emissioni) e meno all’adattamento (gli interventi necessari a prevenire e ridurre i rischi) e il divario si sta ampliando.

I finanziamenti quindi sono scarsi e sbilanciati e l’attuazione dei piani di adattamento in ritardo. Nell’Adaptation Gap Report 2021:The Gathering Storm (Rapporto 2021 sul gap di adattamento: la tempesta in arrivo) presentato alla Cop26, è contenuto un aggiornamento sullo stato globale e sui progressi del processo di adattamento attraverso tre elementi: pianificazione, finanziamento e attuazione.

L’Unep sottolinea innazitutto che “ci sono prove che indicano che l’obiettivo di rimanere entro +1,5 gradi centigradi entro fine secolo sarà probabilmente mancato, ma anche se lo centriamo alcuni impatti del cambiamento climatico sono già irreversibili e ci accompagneranno per molti decenni.

Quindi occorrono politiche di adattamento” anche perchè “il 2021 è stato l’anno in cui il cambiamento climatico si è manifestato chiaramente come una seria minaccia per l’umanità, non solo a lungo termine, ma nel qui e ora” e “gli impatti colpiscono il mondo con una nuova ferocia”.

I nuovi costi necessari per attuare i piani di adattamento – rispetto a quelli indicati nel precedente rapporto del 2016 – solo per i Paesi in via di sviluppo vanno verso 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 (rispetto alla forchetta 140-300) e verso i 500 miliardi di dollari all’anno entro il 2050 (nel range280-500). Gli attuali contributi determinati a livello nazionale (Ndc), cioè gli impegni di ciascuno Stato nella lotta al riscaldamento globale portano al momento verso +2,7 gradi centigradi entro la fine del secolo.

In sostanza, gli esperti osservano che “sebbene una forte mitigazione”, “sia la via verso impatti più bassi e costi a lungo termine, aumentare l’ambizione nell’adattamento, sia nel finanziamento sia nell’attuazione, è fondamentale per evitare che i divari esistenti si allarghino”.

Nel rapporto si osserva che anche se il mondo cerca di intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra – sforzi che non sono ancora neanche lontanamente abbastanza forti avverte l’Unep – la crescita degli impatti climatici sta superando di gran lunga il nostro sforzo di adattamento.

E l’Agenzia rileva anche che si è persa “ampiamente” l’occasione dei 16.700 miliardi di dollari di stimolo fiscale, distribuiti in tutto il mondo per la ripresa post Covid, perché solo una piccola parte è stata indirizzata all’adattamento e quindi anche la crescita economica verde.

(di Stefania De Francesco/ANSA)

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