ROMA. – Un pavimento in legno dall’anima super tecnologica e green, con un sistema di pannelli dall’anima in fibra di carbonio che, muovendosi e ruotando come una sorta di super sofisticato brie soleil, garantiranno sia la vista dei sotterranei sia la loro ventilazione. Ecco come sarà nel 2023 la nuova arena del Colosseo, la sfida più ambiziosa e contestata del ministro della cultura Franceschini.
“Una struttura estremamente leggera e completamente reversibile” assicurano i progettisti di Milan Ingegneria, la società veneziana che ha vinto, in gruppo con altri specialisti, il bando di gara lanciato da Invitalia per la realizzazione dell’intervento, finanziato dal 2015 con 18,5 milioni di euro.
“Un progetto ambizioso che aiuterà la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche recuperando l’immagine originale del Colosseo e restituendogli anche la sua natura di complessa macchina scenica”, lo definisce il ministro che questa idea l’ha presa a cuore dal 2014 rilanciando l’imput dell’archeologo Daniele Manacorda, per poi portarla avanti in barba alle critiche.
E che oggi torna sulla possibilità di sfruttare l’arena ritrovata anche per eventi “di alto spessore” , iniziative culturali o di spettacolo di caratura internazionale. Tanto che già il prossimo 29 luglio annuncia (con l’arena ancora non ricostruita) l’anfiteatro ospiterà simbolicamente il primo incontro dei ministri del G20 cultura.
“Il Colosseo è il nostro monumento simbolo è giusto che si discuta. Ma è una grande sfida dell’Italia”, ribadisce il ministro pd. Tant’è, quello che viene presentato oggi è l’idea, il progetto di massima. Ci vorranno altri mesi per mettere a punto “l’esecutivo” e contemporaneamente dovrà essere lanciato un altro bando di gara per individuare l’impresa che lo costruirà.
Ma i tempi sono abbastanza contenuti, la nuova arena del Colosseo, anticipa la direttrice del parco archeologico Alfonsina Russo, dovrebbe essere realizzata entro il 2023.
Lo studio di ingegneria a capo del gruppo vincitore vanta un portfolio ricchissimo di progetti in tutto il mondo e collaborazioni con le grandi firme dell’architettura a partire da Renzo Piano col quale stanno realizzando tra l’altro l’ospedale di Emergency a in Uganda, ma anche Mario Cucinella, Arata Isozaki, Rem Koolas, solo per citarne alcuni.
Il loro nome è legato anche al restauro della Basilica Palladiana di Vicenza. A scegliere il progetto, che è stato redatto insieme all’architetto Fabio Fumagalli di Labics e ad altri, è stata una commissione sorteggiata da Invitalia e composta da Salvatore Acampora, Alessandro Viscogliosi, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli.
Alla base l’idea di un passo avanti nella tutela insieme con il recupero dell’immagine originaria del monumento e quella del suo funzionamento come complessa macchina scenica. La piattaforma, spiega l’architetto Fumagalli, è stata collocata, grazie agli spessori ridottissimi, alla quota che aveva all’epoca dei Flavi. E “riprende dal piano originario sia la forma sia le funzioni”.
Le travi “sono poggiate direttamente sulle strutture murarie senza ancoraggi meccanici” e questo per rendere la struttura il meno invasiva possibile oltreche reversibile: “Se ci sarà la necessità di rimuoverla, si potrà ripristinare lo stato di fatto di oggi”, fa notare Massimiliano Milan . Il nuovo piano di calpestio sarà costituito da pannelli mobili realizzati in fibra di carbonio e rivestiti in legno di Accoya, un materiale “che si ottiene attraverso un processo di acetilazione delle fibre del legno” per aumentarne la resistenza ma anche la durata.
Alta tecnologia, dunque, insieme alla sostenibilità che arriva dalla scelta di non abbattere essenze pregiate e dal riciclo delle acque piovane. Un sofisticato meccanismo di “rotazione e traslazione” dei pannelli di cui si compone la piattaforma servirà a garantire sia la visuale dei sotterranei, sia la loro areazione e illuminazione. Distribuite lungo il perimetro del monumento, 24 unità di ventilazione meccanica controlleranno l’umidità e la temperatura degli ambienti ipogei. “In 30 minuti si potrà garantire il ricambio completo dell’intero volume d’aria”, assicurano ancora i progettisti.
Le critiche però non sono mancate: “Ottime professionalità messe al sevizio di un pessimo progetto”, commenta lo storico dell’arte Tomaso Montanari. “Pompare ulteriori risorse nel luogo più visitato d’Italia quando ci sono tanti siti minori ancora a secco, mi sembra a priori inopportuno”, gli fa eco l’archeologo Paolo Liverani.
Applaude invece l’ex presidente del consiglio superiore dei beni culturali Giuliano Volpe (“Ora l’arena diventi una piazza per i romani”) e ringrazia contento l’archeologo Manacorda. I progettisti sono convinti: “Il nuovo piano dell’arena – assicurano- proteggerà gli ambienti sottostanti dagli agenti atmosferici, anche lo scarico idrico verrà notevolmente ridotto grazie ad un sistema di raccolta dell’acqua piovana che poi verrà riutilizzata nei servizi igienici del Colosseo”.
(di Silvia Lambertucci/ANSA)