All’asta manoscritti di Hitler, ebrei indignati

Il libro "Mein Kampf" di Hitler. Immagine di archivio
Il libro "Mein Kampf" di Hitler. Immagine di archivio. (Ansalatina)

BERLINO.  – Una nuova asta di oggetti storici del periodo nazionalsocialista suscita polemiche in Germania e riapre il dibattito sull’opportunità di mettere in vendita ciò che è appartenuto ai gerarchi nazisti e ad Adolf Hitler.

A finire nel mirino delle critiche, ancora una volta, è la casa d’asta bavarese Hermann-Historica, contestata dal presidente delle organizzazioni ebraiche in Europa, Menachem Margolin, che già l’anno scorso si sollevò contro la vendita del cappello a cilindro del Führer.

“Occorre impedire che ci sia mercato per gli oggetti nazisti”, ha attaccato Margolin parlando alla tv pubblica israeliana in vista dell’evento in programma giovedì e venerdì prossimi.

“In un periodo in cui il livello di antisemitismo sale in Europa, la vendita di oggetti e di memorabilia dei nazisti, anche con dediche di Hitler, non è solo mancanza di sensibilità, è piuttosto sfrontatezza ed irresponsabilità. Tutto ciò è pericoloso. Purtroppo la Storia si ripete. Invece di vedere le istituzioni combattere l’antisemitismo, vediamo una casa d’aste come Hermann Historica che sostiene la legittimazione del passato di Hitler”.

Secondo il rabbino sarebbe inoltre un errore se oppositori dell’antisemitismo acquistassero come in passato oggetti del genere “per impedire che cadano in mani sbagliate”. “Quell’asta va boicottata. Per questo genere di oggetti – ha concluso – non deve esserci alcun mercato: né oggi, né domani, né mai”.

Al rabbino ha risposto il direttore della Hermann Historica, mBernhard Pacher, che all’ANSA ha spiegato: “Stavolta sono in vendita sei manoscritti di Hitler che risalgono al periodo che va dal ’35 al ’39. L’ultimo è particolarmente importante. Si tratta di un discorso pronunciato davanti agli ufficiali, in cui Hitler sosteneva che i tedeschi dovessero risolvere il ‘problema ebraico’ e prepararsi alla guerra”.

“Io comprendo bene l’odio e il disprezzo per tutto ciò che è appartenuto ai nazisti di Hitler ma ritengo che distruggere i documenti di quel periodo sarebbe un errore. Questo farebbe sì che, nel giro di qualche anno, quello che fu scritto e detto all’epoca venga lasciato proprio all’interpretazione dell’estrema destra”.

“Io ho lo stesso obiettivo del rabbino Margolin: evitare che gli apologeti del nazionalsocialismo mettano le mani su questi documenti e li strumentalizzino”, ha aggiunto ancora Pacher, sottolineando come invece le critiche del rabbino alla vendita del cappello a cilindro del dittatore nazista fossero comprensibili: “In quel caso posso capire la contestazione”. Anche se quel cappello, venduto al prezzo di 12 mila euro, “andò a un libanese, che poi lo regalò a un museo israeliano”.

“Conosco i nostri clienti. Vendiamo per lo più a musei, cinesi e americani, e a piccoli collezionisti”, risponde quando gli si mchiede se ci sia il rischio che alle aste partecipino anche neonazisti. A disfarsi dei reperti sono invece “persone anziane, che vogliono separarsi da alcuni oggetti”.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)

Lascia un commento