MILANO. – Il trapianto di cellule progenitrici degli spermatozoi potrebbe diventare un nuovo strumento per la selezione degli animali da allevamento e la salvaguardia delle specie a rischio estinzione. Ad avvicinare questo traguardo è la tecnica che copia e incolla il Dna, la Crispr-Cas9, che permette per la prima volta di ottenere un esemplare maschio adatto a ricevere le cellule staminali del testicolo da un donatore.
I primi test su topi, maiali, ovini e bovini dimostrano che il trapianto di cellule attecchisce e porta allo sviluppo di spermatozoi: nei topi rende addirittura possibile la riproduzione per via naturale con la generazione di prole. I risultati sono pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas) in uno studio internazionale che ha come prima autrice l’italiana Michela Ciccarelli dell’Università di Washington e che è stato condotto in collaborazione con l’Istituto britannico Roslin, lo stesso in cui era nata la pecora Dolly.
In effetti questa tecnica “potrebbe rivelarsi come un’alternativa alla clonazione”, commenta Cesare Galli, fondatore e direttore di Avantea, laboratorio di tecnologie avanzate per la riproduzione animale e la ricerca biotecnologica. “E’ da anni che si sta lavorando al trapianto delle cellule progenitrici degli spermatozoi, ma la difficoltà sta nel rendere sterile l’esemplare ricevente: finora si erano provate diverse soluzioni, come le radiazioni o l’uso di sostanze, ma non si era mai ottenuta la completa eliminazione delle cellule germinali per garantire che gli spermatozoi finali fossero identici a quelli del donatore”.
I ricercatori stavolta ci sono riusciti usando la tecnica Crispr-Cas9 per disattivare il gene Nanos2: in questo modo hanno ottenuto esemplari maschi privi di cellule germinali ma con testicoli intatti e idonei a ricevere le cellule del donatore.
“Questo apre all’affascinante possibilità di generare dei tori ‘super papà’ che possano essere usati per disseminare le caratteristiche genetiche volute nelle popolazioni bovine del mondo”, scrivono gli autori dello studio. C’è anche la possibilità di creare dei maschi super produttori di seme per il salvataggio di specie a rischio estinzione.
“In quel caso però – sottolinea Galli, da anni impegnato nel recupero del rinoceronte bianco – bisognerebbe dimostrare che il trapianto di cellule progenitrici degli spermatozoi può avvenire tra specie diverse, in modo da poter usare come incubatore una specie animale facilmente gestibile”.
(di Elisa Buson/ANSA)