Lingua Madre, vince il racconto di una migrante nigeriana

Il logo del Concorso Lingua Madre.
Il logo del Concorso Lingua Madre.

TORINO. – Ha vinto un racconto duro, ‘Tempesta dentro di me’, di una giovane nigeriana, Eniola Odutuga, arrivata in Italia con i barconi, vittima di violenza, abbandonata dalla madre, e che a sua volta ha dovuto lasciare in Nigeria suo figlio, la 14/a edizione di Lingua Madre, il concorso letterario dedicato alle donne straniere promosso dal Salone del Libro e dalla Regione Piemonte.

Sul palco, l’autrice, timidissima ma felice, ha ringraziato il Salone e l’Italia “per tutto questo”, e parlato della sua vita segnata da “un nomadismo esistenziale e doloroso”. Come di consueto la cerimonia si è svolta al Salone nel suo quinto e ultimo giorno. “Questo premio incarna alla perfezione lo spirito e il tema del Salone di quest’anno, ‘Il gioco del mondo’ – ha detto Giulio Biino, presidente del Circolo dei Lettori che gestisce il Salone – perché invita tutti, scrittori, lettori, cittadini a fare insieme ‘il gioco del mondo’, a fare comunità. Qui da noi non ci sono muri. Ma libri e persone che credono nella costruzione di ponti tra persone e culture”.

“Questo premio, ideato e diretto da una donna instancabile, Daniela Finocchi – ha aggiunto il direttore del Salone Nicola Lagioia – ci consegna uno spaccato sociale e culturale fantastico. È un format ideato da una donna e che parla di donne, mirato a fare una cosa che alle donne viene più facilmente, parlare di vita vera, promuovere il dialogo tra le persone, anche quello più intimo che talvolta è anche il più vero”.

L’assessora regionale alla Cultura, Antonella Parigi, ha ribadito come la Regione Piemonte abbia sempre creduto molto in Lingua Madre “divenuto negli anni uno degli eventi più rappresentativi e caratterizzanti del Salone”. Hanno inviato i loro lavori e fotografie 300 donne: sono stati selezionati 7 racconti premiati e la migliore fotografia, scattata dall’iraniana Bahar Heidarzade, che ha vinto il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Daniela Finocchi ha sottolineato come il concorso, sostenuto anche dal Mibac, sia cresciuto di anno in anno.

“In 14 anni – ha detto – abbiamo coinvolto oltre 7.000 autrici. E ormai il nostro lavoro è spalmato lungo tutto l’anno con oltre 100 eventi realizzati su tutto il territorio nazionale”.

Il secondo premio è andato alla giovane marocchina Wafa El Antari, con il racconto ‘Tra le mani di un nome” sulla difficoltà del rapporto madre-figlia per una donna, in questo caso figlia, che cerca di trovare se stessa lontano dalle proprie radici. Terza la spagnola Amalia Lombarte de Castillo, con ‘Una donna lo deve fare’, un racconto mirato ad indagare, anch’esso, il rapporto con la madre, che in questo caso non c’è più. “Ho vissuto la vita che mia madre non ha potuto vivere – ha detto l’autrice – e avrei tanto voluto che lei lo sapesse. La scrittura mi ha salvato la vita”.

(di Barbara Beccaria/ANSA)