Una scuola biculturale

La notizia, al principio, ha avuto lo stesso effetto di un fulmine a ciel sereno. Ora, dopo la pausa pasquale e ormai tornati alla quotidianità, alla sorpresa iniziale deve far seguito una profonda riflessione. D’altronde, quanto sta accadendo alla Scuola Agostino Codazzi è un campanello d’allarme che non va né ignorato né sottovalutato.


I conti non tornano. E se è vero che la matematica non è un’opinione, non di meno certo è che una scuola, anche se gestita da una associazione civile senza fine di lucro – lontana quindi anni luce dall’ottica mercantilista del ‘business redditizio’ – non è poi assai diversa da una qualunque azienda. Insomma, a prescindere dal prodotto che offre, il suo bilancio a fine anno deve chiudere in equilibrio. E se non si può, come nel caso della sezione venezolana della nostra scuola, allora è gioco forza prendere provvedimenti.


Il buon senso, di fronte ad un bilancio in passivo, consiglia quale primo provvedimento la riduzione delle spese. Qualora ciò non fosse sufficiente, si dovrà necessariamente procedere ad un incremento dei prezzi. Nel caso della Scuola Agostino Codazzi, delle rette. Ma ciò si sa, in Venezuela, non è permesso poichè non spetta alle scuole ma alle autorità competenti (Ministeri dell’Istruzione e del Commercio) determinare le percentuali d’aumento delle rette, anno dopo anno. Ed allora, non resta che l’‘estrema ratio’.


Così la Scuola Agostino Codazzi, suo malgrado, si è vista nella necessità di intraprendere, rispettando i modi e i tempi, il lungo e tortuoso cammino che conduce inevitabilmente alla chiusura della sezione venezolana dell’istituto. Vogliamo credere che questa decisione sia maturata dopo una sofferta riflessione. Il provvedimento, come di dovere, è stato comunicato al Ministero dell’Educazione durante una riunione ‘ad hoc’. E, come era da sperarsi, è stato ricevuto con sorpresa e anche con indignazione. Una reazione naturale, assai simile alla nostra, quando fummo informati della chiusura della scuola ‘paritaria’ della ‘Bolívar e Garibaldi’. Non ci meraviglia, quindi, se, nel calore della discussione, pare siano volate parole grosse ed anche qualche non troppo velato ammonimento sulla possibilità di chiudere la scuola ‘paritaria’ e di espropriare l’immobile. E’ un monito che ha preoccupato i genitori degli alunni, che hanno scritto al nostro Ambasciatore Paolo Serpi:


“Conosciuta la seconda alternativa sopra menzionata, alcuni funzionari del Ministero del Poder Popular para la Educación hanno ventilato la possibilità della chiusura del centro Educativo e l’espropriazione dell’immobile e del terreno pertinente.


Un’azione così drastica potrebbe minare quel delicato tessuto di intesa e di compenetrazione tra la comunità italiana e quella venezuelana che è stato l’obiettivo della attività educativa di questa associazione”.


Fanno bene i genitori a sollecitare l’intervento delle autorità consolari e diplomatiche, “nella ricerca della miglior soluzione possibile che possa garantire ai nostri figli la continuitá degli studi e il loro futuro”. E’una preoccupazione legittima. D’altronde, a chi non preoccupa il futuro dei propri figli? Ma, ci chiediamo, è sufficiente? Non è proprio pensando nel futuro delle   prossime generazioni che la scuola dovrebbe chiudere un capitolo di storia per aprirne uno nuovo? Insomma, consideriamo che siamo arrivati ad un momento in cui bisogna avere il coraggio e la capacità di fare una svolta epocale, conservando gelosamente come patrimonio fondamentale i valori e gli obiettivi che ispirarono i fondatori dell’istituzione a noi tutti cara.


Viviamo in un mondo globalizzato in cui il sapere non ha più frontiere. Lo sentiamo dire e ripetere tutti giorni. Oggi hanno successo nella vita soprattutto coloro che possono esibire una maggiore formazione culturale, una migliore preparazione, una più ampia conoscenza del mondo. E la Scuola Agostino Codazzi deve formare i nostri giovani ad affrontare un mondo sempre più competitivo dotandoli di un bagaglio culturale d’eccellenza. E’ questa, oggi, la sua grande sfida.


Consideriamo che la chiusura della sezione venezolana dell’istituto scolastico non deve interpretarsi come una sconfitta ma come una opportunità, non come la fine definitiva di un ciclo ma come l’inizio di un altro ancor più interessante ed entusiasmante. E’ l’occasione propizia per dar vita finalmente all’esperimento ‘biculturale’.


E’ questo un progetto che, stando ai responsabili della nostra ‘Associazione Civile Agostino Codazzi’, riposa ormai da anni nel cassetto. I tempi, oggi, sono maturi. Scuola biculturale è integrazione equilibrata dei programmi di studio italiano e venezolano in modo tale da permettere all’alunno la perfetta conoscenza delle realtà culturali italiana e venezolana, nonchè il dominio delle due lingue: l’italiano e lo spagnolo. Rappresenta anche la possibilità di permettere agli alunni il conseguimento di due diplomi: quello di ‘bachiller’ e quello di ‘liceista’. Quindi, di proseguire i propri studi in Venezuela o, se lo desidera, in qualunque università d’Europa.