In Venezuela trionfano i candidati “chavistas” ma gli elettori disertano i seggi


Vince l’astensionismo. Per il Consiglio Nazionale Elettorale ha votato il 42,6 per cento dell’elettorato ma per “Meganálisis” lo ha fatto non più del 15 per cento dei 21,4 milioni di cittadini aventi diritto al voto


CARACAS – Ha trionfato l’astensione, che neanche il governo del presidente Nicolás Maduro ha potuto nascondere. Secondo quanto informato dal Consiglio Nazionale Elettorale, avrebbe votato solo il 42,63 per cento dei venezuelani aventi diritto al voto. Per “Meganálisis”, invece, la partecipazione, in queste mega-elezioni, sarebbe stata non superiore al 15 per cento. Quindi, l’appello all’astensione di Maria Corina Machado, la leader dell’opposizione nella clandestinità, avrebbe ottenuto il risultato sperato: la dimostrazione di perdita di legittimità del governo. Gli arresti dei leader dell’opposizione, nelle 48 ore precedenti la giornata elettorale, avrebbero convinto anche gli ultimi indecisi. Le grandi città, nella tornata elettorale, hanno mostrato un’immagine inusuale: seggi vuoti e strade senza il consueto traffico e viavai di gente. Hanno votato, di conseguenza, lo “zoccolo duro” del “chavismo” e i venezuelani che, vivendo nei quartieri umili delle metropoli, governate dai “colectivos chavistas” (bande armate di motociclisti pro-governo) non ne hanno potuto fare a meno.

I risultati si davano per scontati. Non ha meravigliato che il “chavismo” si sia imposto in 23 dei 24 stati – il governo, sulla base dell’accordo di Ginevra del 1966, considera un suo stato il “Territorio Esequibo”, la cui sovranità è reclamata anche dalla vicina Guyana – e abbia recuperato Zulia, Barinas e Nueva Esparta, vinti dall’opposizione nelle precedenti elezioni regionali.

Le elezioni, considerate una “truffa”, sono state contestate dalla “Piattaforma Unitaria Democratica” che rivendica il trionfo di Edmundo González Urrutia nelle scorse presidenziali. Allora il CNE, senza mostrare la documentazione pertinente, dichiarò Nicolás Maduro presidente del Venezuela.

“È stata una lezione al mondo. Dimostra la forza, l’intensità e la profondità con cui il popolo venezuelano vive la propria democrazia” ha affermato Jorge Rodríguez, presidente del Parlamento e esponente di spicco del “chavismo”.

In questo appuntamento elettorale, sono state elette per la prima volta le autorità del “Territorio Esequibo”, che l’amministrazione Maduro reclama come suo: un governatore, otto deputati al Parlamento Nazionale e sette consiglieri regionali. La Corte Internazionale di Giustizia ha reiterato la richiesta al Venezuela di astenersi “dal tenere elezioni nell’Esequibo”. L’appello, però, è caduto nel vuoto al non riconoscere il governo venezuelano l’autorità della Corte. Esperti ritengono che prenda forza la possibilità di un conflitto armato “localizzato” tra Venezuela e Guyana. Sostengono la tesi che il governo Maduro, di fronte alla perdita di popolarità e di sostegno popolare, potrebbe fare leva sul nazionalismo per recuperarla. Un conflitto armato, inoltre, distrarrebbe i venezuelani dai problemi pressanti della quotidianità.

Redazione Caracas

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