Maradona e il Venezuela: quando un calcione rischiò di fermare il sogno mondiale


Quarant’anni fa, durante una trasferta in Venezuela, Diego Armando Maradona fu colpito da un tifoso: un episodio poco noto che lo accompagnò fino al trionfo del 1986.


MADRID. – Il 24 maggio 1985 non è solo una data nel calendario delle qualificazioni per il Mondiale del Messico. Per Diego Armando Maradona, quella giornata in Venezuela ha lasciato un segno ben più profondo: un dolore fisico e un ricordo indelebile.

Negli anni ’80 e ’90 di falli Diego Armando Maradona ne ha ricevuti tanti sui diversi campi in giro per il mondo: pestoni, tackle, gomitate, ginocchiate e via dicendo. Ma forse ce n’é stato uno che se l’é ricordato a lungo.

La nazionale argentina era arrivata a San Cristóbal, nella regione andina venezuelana, dopo essere atterrata a Cúcuta, in Colombia, e aver proseguito in pullman. All’arrivo all’hotel, una folla entusiasta attendeva i campioni. Ma tra i tanti applausi e grida di gioia, accadde l’impensabile: un tifoso, nel caos della calca, sferrò un calcione che colpì Maradona alla gamba sinistra.

“Mi hanno imboscato! Mi hanno dato un calcione! Forse mi porterà più conseguenze di quello di Goicoetxea (quello che infortunò Diego ai tempi del Barcellona, ndr). Sono entrato zoppicando in albergo ed ho trascorso tutta la notte con ghiaccio sulla gamba per ridurre il gonfiore. Meno male che ero solo in stanza, nessuno mi avrebbe sopportato. Sono stato sveglio fino alle cinque del mattino. Quel dolore alla gamba me lo sono portato fino al mondiale” confessa Maradona nella sua biografia.

Nonostante l’infortunio, Maradona scese in campo il giorno dopo allo stadio Pueblo Nuevo, sotto una pioggia battente. L’Argentina vinse 3-2 e il Pibe de Oro segnò una splendida doppietta. Tuttavia, i postumi di quel colpo rischiarono di compromettere la sua carriera: i medici consigliavano un’operazione, ma Diego preferì affidarsi al dottor Rubén Darío “el loco” Oliva, che riuscì a placare il dolore con delle infiltrazioni miracolose.

“Dopo il calcione in Venezuela i medici non mi dicevano, come dopo quello contro il Bilbao, che non avrei più giocato. Ma tutti coincidevano nel fatto che mi sarei dovuto operare ed il recupero sarebbe stato lungo. Io chiamai il dottor Rubén Dario ‘el loco’ Oliva. Tanto era pazzo e tanto era bravo come dottore” racconta l’ex capitano dell’Argentina nel suo libro.

Grazie a quella “pozione magica”, Maradona non solo concluse la stagione col Napoli al terzo posto segnado 10 reti, dietro Juventus e Roma, ma soprattutto trascinò l’Argentina a vincere il Mondiale 1986, entrando nella leggenda.

Quarant’anni dopo, quell’episodio in Venezuela resta un dettaglio poco noto nella carriera del campione argentino, ma rappresenta perfettamente lo spirito combattivo e la resilienza di uno dei più grandi calciatori di sempre. Perché, come spesso accadeva a Diego, nemmeno un calcione fuori dal campo riuscì a fermarlo.

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