Nell’Ambasciata d’Italia in Spagna, la fusione nucleare in primo piano


Organizzato dall’Addetto Scientifico, Sergio Scopetta, l’evento ha lo scopo di sottolineare la cooperazione scientifica tra Italia e Spagna e l’importanza di una energia pulita che contribuisca alla decarbonizzazione del pianeta


MADRID – “Fusione Nucleare e sfide per la decarbonizzazione del Pianeta”. È questo il titolo del nuovo evento organizzato dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata in Spagna, in programma mercoledì 9 aprile alle 17:30. Ospitato dalla nostra Ambasciata (Calle Lagasca, 98), l’evento è inserito all’interno delle manifestazioni che si organizzano in occasione della “Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo” e, come scritto nel comunicato stampa, “intende indagare sulle possibili convergenze strategiche tra Italia e Spagna nel campo della fusione nucleare”. Tra i conferenzieri invitati vi sono figure di spicco a livello internazionale come Marc Lachaise, Ángel Ibarra, Francesca Ferrazza, Stefano Fabris e Pedro Laverde. Ma, come è nata l’idea di un convegno su un tema tanto specifico quanto delicato come la fusione nucleare? La “Voce” lo chiede a Sergio Scopetta, Addetto Scientifico della nostra Ambasciata in Spagna e anima del “meeting”.

L’Addetto Scientifico, Sergio Scopetta

– La fusione nucleare – spiega Scopetta – è una materia alla quale Italia e Spagna danno molta importanza. L’Ambasciata ha anche la missione di far conoscere quali sono i progetti di cooperazione tra i due paesi. Ho chiesto ad alcune persone cosa pensassero di un evento come questo. Tutti hanno avuto reazioni molto positive. Quindi sono andato avanti con il sostegno dell’Ambasciatore Giuseppe Buccino.

Commenta che l’evento è stato pensato per celebrare la “Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo”, una iniziativa del Ministero degli Esteri.

– La data ufficiale – precisa – è il 22 aprile. Si fa coincidere con quella della nascita di Rita Levi-Montalcini.

– Nell’evento si parlerà di fusione nucleare. Qual è la differenza tra fusione e fissione?

– Il titolo che abbiamo dato all’evento richiama alla lotta per frenare il cambiamento climatico. Quindi, le prospettive e le sfide per la decarbonizzazione del pianeta. Nell’evento parleremo soprattutto di applicazioni tecnologiche e applicazioni della fenomenologia della fusione nucleare alla produzione di energia elettrica.

Spiega che l’obiettivo che si è posto l’umanità dalla seconda metà del secolo scorso “è la produzione di energia pulita”. Cioè, “un’energia non contaminante, non pericolosa e che non produca l’”effetto serra”. Cosciente di non parlare agli “addetti ai lavori”, Scopetta si sforza nella ricerca di un linguaggio semplice e accessibile a tutti, nonostante la complessità dell’argomento. Una prova, crediamo, che supera a pieni voti e che ha evitato fastidiose interruzioni per chiedere maggiori spiegazioni.

Centrali nucleari

– Dal punto di vista teorico – commenta –, la fusione nucleare permette di produrre energia sicura e non contaminante. Quindi non ci espone a rischi come la fissione nucleare e non produce scorie. Il carburante, per la fusione nucleare, è reperibile nell’acqua del mare e, comunque, in paesi che non sono politicamente instabili. Tutto indica che è la candidata ideale per l’energia pulita.

Ci dice che quando si parla di nucleare “si possono intendere molte cose”. Per esempio, l’uso militare o quello civile. Quindi, spiega, che la fissione nucleare “è la tecnologia standard che si usa,  in tanti Paesi per produrre energia elettrica”.

-In Italia, da tanti anni – prosegue –, non c’è più. In Spagna, invece, c’è ancora. Si basa sull’uso di elementi pesanti, come l’uranio, che sono opportunamente trattati per poter creare energia.

– Ma è contaminante, produce scorie ed è pericolosa…

– È comunque una metodologia che non produce “effetto serra”. È abbastanza sicura. Gli incidenti oggettivamente, sono pochi. Certo – riconosce –, quando ci sono gli effetti diventano globali, planetari. È una tecnologia matura. Esiste da circa cinquant’anni. Ma non è di questa che parleremo nel simposio. Parleremo dell’altra faccia della medaglia: della fusione.

– Qual è la differenza tra fissione e fusione nucleare?

– Fissione vuol dire scissione. In natura, gli elementi pesanti, molto pesanti come l’uranio, hanno la tendenza a spezzarsi. Quando questo accade si dà luogo a elementi instabili e si libera energia in eccesso. È quella che noi sfruttiamo per produrre elettricità.

Scopetta commenta che “al contrario degli elementi pesanti che tendono a rompersi, quelli leggeri propendono a fondersi, ad aggregarsi”.

– In altre parole, creano elementi più pesanti, più stabili e  energia. Per quel che sappiamo, il fenomeno della fusione nucleare è artificiale; quello della fissione è naturale. Avviene in molti posti dell’universo. Non sulla terra ma, per esempio, nel sole. L’energia che ci arriva, che a ben vedere è l’energia di cui disponiamo sulla terra, proviene dal sole. Se non ci fosse il sole, non ci sarebbe energia sulla terra. L’energia da fusione nucleare è l’ideale. È redditizia, di maggiore efficacia, sicura e, per di più, pulita.

Allora, chiediamo, qual è la ragione per la quale non si produce? La risposta è immediata:

– Dovremmo accendere stelle sulla terra. Creare un piccolo sole.

Spiega che “bisognerebbe riprodurre un qualcosa di simile a ciò che avviene nelle stelle”: la reazione tra deuterio e trizio, due isotopi  dell’idrogeno. Dal punto di vista nucleare, ci dice Scopetta, esistono vari idrogeni. Tra questi, quello il cui nucleo consiste in un singolo protone e quello che al suo interno ha un protone e un neutrone. Il primo si chiama Prozio e il secondo Deuterio.  Esiste un terzo idrogeno che si chiama Trizio, che al suo interno ha un protone e due neutroni.

– La fusione, che si prospetta come la più redditizia – prosegue nella sua spiegazione -, è quella tra Deuterio e Trizio che si usa per l’applicazione civile. È di questo di cui parleremo nell’incontro in Ambasciata. Su questa energia si lavora da tempo. Ci sono difficoltà enormi, in corso di soluzione. Dal punto di vista bellico, questa reazione si usa per la “bomba H”. Purtroppo, ce ne sono tante nel mondo. Risulta più facile fare qualcosa che esplode con violenza immediata piuttosto che un’altra che esploda lentamente e si possa controllare.

Commenta che la principale difficoltà è la costruzione di centrali che “resistano a temperature nell’ordine di milioni di gradi centigradi”.

– È necessario raggiungere temperature altissime che permettano la fusione di queste sostanze: Deuterio e Trizio. Quindi, per produrre l’energia che sarà poi sfruttata a livello civile. Il progetto è di avere centrali a fusione. Ci sono varie idee.

L’Addetto Scientifico della nostra Ambasciata commenta che la soluzione sulla quale si ripone la maggior fiducia è la macchina battezzata Tokamak. Si tratta di “un involucro a forma di ciambella all’interno del quale si forma questo plasma caldissimo”.

– Perché organizzare un evento di queste caratteristiche?

– Italia e Spagna, in questo campo – spiega –, hanno una tradizione consolidata. Nonostante il nucleare, in Italia, si sia bloccato a livello civile, la ricerca sulla fusione nucleare è proseguita. Purtroppo, anche così, tante competenze sono andate perse. Quando un aspetto della ricerca si blocca, è logico che il resto diventi meno attrattivo per i giovani e meno studiato. Nonostante tutto – afferma senza nascondere la soddisfazione che gli produce –, l’Italia riesce ad esprimere eccellenze a livello mondiale. Basta pensare al professore Francesco Romanelli che sarà presente nel nostro evento. È stato per anni direttore del progetto “The Joint European Torus” (Jet) che coinvolge tutti gli Stati: dalla Cina alla Corea, dall’Unione Europea al Canada.

Se la ricerca italiana ha posto l’accento sul Tokamak, la Spagna lo ha fatto su una tecnologia diversa, chiamata “Fusión a Confinamiento Inercial”.

– La Spagna, quindi – ricalca–, ha una forte tradizione e grandi competenze tecnologiche. Saranno presenti in Ambasciata, la sera dell’evento, numerosi ricercatori italiani e spagnoli che, Nel corso del ricevimento che l’Ambasciata offrirà al termine dell’incontro, avranno modo di fare “networking”.

Scopetta ci tiene a sottolineare che l’evento che si svolgerà a Madrid “risulta molto opportuno ed assume una importanza particolare in quanto lo scorso anno, nel 2024, è stato firmato un accordo di cooperazione scientifica bilaterale”, al quale l’Ambasciata e in particolare l’Ufficio di sua competenza hanno lavorato molto. Si tratta, spiega, di un accordo “tra i Ministeri di ricerca, italiani e spagnoli, su scienza di pace”. In questo protocollo “sono menzionate alcuni settori di studio; la fusione nucleare è uno di questi”.

L’evento sarà aperto dai saluti istituzionali dell’Ambasciatore Giuseppe Buccino. Moderati dall’Addetto Scientifico, Sergio Scopetta, si alterneranno alcuni “panel” con i ricercatori invitati. Alla prima tavola rotonda, quella scientifica titolata “Ricerca su fusione nucleare, in Italia e Spagna”: interverranno Paola Batistoni (ENEA), Carlos Hidalgo (LNF, CIEMAT) e Pedro Velarde (UPM).

È previsto che alla seconda, di carattere scientifico-industriale e titolata “Grandi Installazioni e Industria della Scienza”, intervengano Francesco Romanelli (DTT), Ángel Ibarra (IFMIF-DONES), Francesca Ferrazza (ENI), Ana Belén del Cerro (CDTI).

Dal canto suo, Marc Lachaise (F4E, DG) disserterà su “Fusion for Energy contribution to Fusion projects and EU Supply Chain Competitiveness”.

L’ultima tavola rotonda, quella istituzionale, avrà per protagonista Benito (CIEMAT, DG), Paola Batistoni (ENEA), Stefano Fabris (CNR), Diego Bettoni (INFN, TBC).

Redazione Madrid

Lascia un commento