Mattmark, Toni Ricciardi: “L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana”

L'on. Toni Ricciardi durante un suo intervento alla Camera dei Deputati. (frame video Camera WebTv)


MADRID. – Il 30 agosto 1965, una valanga di oltre 2 milioni di metri cubi di ghiaccio si abbatté sui lavoratori impegnati nella costruzione della diga di Mattmark, in Svizzera, uccidendo 88 persone. Di questi, 56 erano italiani. Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, ha definito questo evento come “l’ultima tragedia dell’emigrazione italiana”, paragonandola alla catastrofe di Marcinelle.

La tragedia di Mattmark rappresenta un punto di svolta nella storia dell’emigrazione italiana, un evento che segnò profondamente la coscienza collettiva. Come ricordato da Ricciardi, furono anni in cui l’emigrazione italiana, soprattutto dal Meridione, raggiunse il suo apice. Dall’Irpinia all’Abruzzo, dalla Sila alle coste salentine, intere comunità si svuotavano in cerca di un futuro migliore all’estero. La Svizzera, con le sue grandi opere in costruzione, divenne la destinazione di oltre 2 milioni e mezzo di italiani nel secondo dopoguerra.

Mattmark fu uno dei cantieri simbolo di questa emigrazione. La diga in terra più grande d’Europa, un’opera titanica, richiese una quantità enorme di manodopera, spesso non qualificata e proveniente dall’estero. La tragedia si consumò in un attimo, ma le sue conseguenze si prolungarono per anni. L’inchiesta per accertare le responsabilità fu lunga e complessa: sette anni di indagini, diciassette imputati, tutti assolti. La giustizia non trovò colpevoli, ma il dolore delle famiglie rimase indelebile.

 

Durante la cerimonia commemorativa del 50° anniversario della tragedia di Mattmark, il 30 agosto 2015, fu svelata una nuova lapide offerta dall’Associazione Bellunesi nel Mondo, nel luogo stesso in cui ebbe luogo la valanga che costò la vita a 88 persone. (Gennaro Praticò)

Ricciardi ha sottolineato come Mattmark, al pari di Marcinelle, sia caduta nell’oblio. Un oblio che riguarda non solo la tragedia, ma anche l’intera storia dell’emigrazione italiana in Svizzera. Per la prima volta, stranieri e svizzeri morirono fianco a fianco, evidenziando il paradosso di un Paese che, pur necessitando di manodopera straniera per il suo sviluppo, non riusciva ad accettare pienamente la presenza di questi lavoratori.

La storia di Mattmark, secondo Ricciardi, dovrebbe insegnarci molto anche oggi. È una storia di lavoro, di sfruttamento, ma anche di processi economici e migratori che si ripetono nel tempo. Ricordare Mattmark significa riconoscere che la Repubblica italiana è fondata anche sull’emigrazione e che è necessario avere una maggiore consapevolezza storica per affrontare le sfide attuali. Mattmark e Marcinelle sono storie paradigmatiche, ricorda Ricciardi, che non devono essere dimenticate.

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