Ius Scholae, Tajani: “Non impongo niente a nessuno ma non voglio imposizioni”

Il ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani in una foto d'archivio.

MADRID. – Lo Ius Scholae – che prevederebbe il riconoscimento della cittadinanza per i giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento di una certa età, che abbiano frequentato regolarmente la scuola italiana per almeno un ciclo scolastico – è tra i temi più dibattuti dell’estate politica, caldeggiato in maggioranza da Forza Italia. 

“Abbiamo la nostra opinione, come su altri punti che non sono nel programma e che vengono sottolineati da altri alleati: ne parliamo. Però non è che perché un tema non è nel programma di governo non se ne può parlare” così il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani, che avverte gli alleati: “Non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che nessuno imponga qualcosa a me, quindi sono libero di parlare”. 

Sulla proposta la Lega è fermamente contraria. A sorpresa, invece, sul tema ha aperto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sul palco del meeting di Rimini. “Ci sia consentito dire una cosa agli alleati: nel programma di governo non c’è questo argomento e non c’è neanche nei singoli programmi dei partiti. Gli elettori hanno votato un programma: è legittimo discutere di questioni esterne al programma, ma c’è il fondato dubbio che questo sia un argomento speculare dell’opposizione per creare confusione nella maggioranza” ribadisce ad Agorà su Rai3 il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.

La proposta, invece, desta interesse a sinistra: l’apertura di Tajani sullo Ius scholae “è incoraggiante, aspettiamo una legge da troppo tempo. Spero solo che alla fine non s’imponga, come temo, una disciplina di maggioranza, ad azzerare le aperture. Parliamo della vita di circa un milione di giovani italiani senza cittadinanza: studiano con i nostri figli, parlano i nostri dialetti. Il Parlamento riconquisti la sua centralità e apra questa discussione: FI è molto diversa da noi su tanti temi, ma questa è un’occasione da non sprecare”, “c’è un fatto politico: una forza di maggioranza è pronta al confronto. Sbaglieremmo a porre paletti stringenti o ultimativi” afferma Roberto Speranza in una intervista a Repubblica, invitando ad aprire sul tema della cittadinanza un confronto parlamentare. 

In totale, in un quinquennio, i “nuovi italiani” grazie all’ipotizzata misura sarebbero circa 560 mila, secondo la stima di Tuttoscuola: un po’ meno dell’1% della popolazione attualmente residente in Italia, circa l’1,2% degli aventi diritto di voto e circa il 7% della popolazione scolastica complessiva. Dal momento che gli alunni stranieri in totale sono oggi 935 mila, sei su dieci raggiungerebbero la cittadinanza italiana grazie allo Ius scholae nei primi cinque anni di applicazione.

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