Usa, Biden non molla nonostante le gaffe

Foto EPA/JIM LO SCALZO

MADRID. – Due gaffe imbarazzanti rischiano di oscurare la “prestazione” tutt’altro che negativa del presidente americano Joe Biden, che alla conferenza stampa andata in scena nella notte italiana al termine del vertice della Nato ha dato prova di chiarezza e convinzione in politica estera in quello che molti osservatori consideravano un test essenziale per il destino della sua candidatura.

L’inquilino della Casa Bianca, appena un’ora prima del discorso di chiusura del summit dell’alleanza atlantica, ha però chiamato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “Putin” e, nel corso dell’evento finale, Kamala Harris “vicepresidente Trump”.

Il presidente americano si è tuttavia mostrato più fiducioso in questa conferenza stampa che nel catastrofico dibattito del 27 giugno contro il suo predecessore repubblicano, da lui stesso definito “un errore”. “Non sento i miei alleati che mi dicono: ‘Joe, non scappare’, li sento che mi dicono: ‘Joe, devi vincere'”, ha detto. 

Biden si è dichiarato “determinato a candidarmi, ma penso che sia importante dissipare le paure”, ha ammesso, ribadendo comunque di considerarsi “la persona più qualificata” per battere Donald Trump e sostenere l’Ucraina nel conflitto contro la Russia. “Ho battuto Donald Trump una volta e lo batterò ancora”, ha assicurato Biden. “Lo sto facendo per finire il lavoro che ho iniziato”, ha aggiunto, spiegando che “ci sono anche altre persone che potrebbero batterlo, ma è terribilmente difficile ripartire da zero”.

Biden ha smentito le voci secondo cui avrebbe chiesto al suo staff di terminare gli eventi prima in modo da poter dormire di più, affermando di non aver mai fatto quella richiesta. Ma ha ammesso che sarebbe “più intelligente per me moderarmi un po’ di più. Invece di iniziare ogni giornata alle sette e finire a mezzanotte, sarebbe intelligente organizzarmi un po’ meglio”, ha aggiunto.

Biden ha quindi rivendicato il merito della sua azione internazionale che ha consentito l’allargamento della Nato con l’adesione di Svezia e Finlandia nonché il varo di una coalizione di 50 nazioni per sostenere Kiev. 

Riguardo alla Cina, che nella dichiarazione congiunta del vertice è stata duramente presa di mira dai leader dell’alleanza, Biden ha affermato che Pechino “deve capire” che il suo popolo non trarrà “benefici economici” se persevererà nel fornire alla Russia informazioni e capacità belliche e se collaborerà con la Corea del Nord per sostenere l’esercito di Mosca. 

Riguardo Israele e Gaza, Biden ha affermato di aver messo a punto un processo per una soluzione a due stati, perché “la domanda è sempre stata: cosa succederà a Gaza dopo?”.

Parlando di Kamala Harris, Biden ha spiegato che “non l’avrei scelta se non avessi pensato che fosse qualificata per essere presidente. Fin dall’inizio, non ho fatto mistero di questo. È qualificata per essere presidente. Ecco perché l’ho scelta”. 

In seguito alla conferenza stampa che ha chiuso il vertice di Washington, altri tre esponenti democratici al Congresso hanno chiesto apertamente a Biden di porre fine alla sua candidatura alla presidenza, portando il totale di questa “corrente del passo indietro” a 17 membri. Il più noto di questi tre è Jim Himes, che fa parte dell’Intelligence Select Committee.

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