MADRID. – Il Cremlino ha posto le proprie condizioni per l’avvio dei negoziati di pace in Ucraina. Lo ha fatto con un tempismo che non lascia alcun dubbio sul fatto che tali “aperture” siano da interpretare come una risposta ai lavori del G7 che hanno decretato, ancora una volta, il pieno sostegno a Kiev.
Vladimir Putin ha parlato in occasione di un incontro con i più alti gradi della propria diplomazia, a poche ore dall’arrivo a Borgo Egnazia di Papa Francesco, che ha incontrato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, verso il quale il leader del Cremlino ha ribadito di non riconoscere più “alcuna autorità” a causa della scadenza, ormai superata, del suo mandato.
Anche questa mattina, infatti, Putin ha affermato di riconoscere come possibile interlocutore il parlamento ucraino e non “il suo potere esecutivo”. Venendo alle condizioni di pace russe, Putin ha affermato che per sedersi al tavolo della pace è prioritario che “le truppe ucraine vengano ritirate da tutto il territorio delle nuove regioni della Repubblica federale”. Una seconda condizione prioritaria posta da Mosca per l’avvio dei negoziati di pace dovrebbe essere una dichiarazione di Kiev con la rinuncia all’intenzione di aderire alla Nato.
“Le nostre condizioni per avviare un simile confronto” sulla pace in Ucraina “sono semplici e si riducono al ritiro completo delle truppe ucraine dalle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia. Dall’intero territorio di queste regioni”, ha spiegato Putin. Oltre a ciò, come detto, Kiev dovrebbe impegnarsi a non aderire alla Nato.
“Non appena a Kiev dichiareranno di essere pronti per tale decisione e inizieranno un vero e proprio ritiro delle truppe da queste regioni, e notificheranno anche ufficialmente l’abbandono dei piani di adesione alla NATO, la nostra parte farà immediatamente, nello stesso minuto, scattare l’ordine di cessare il fuoco e dell’avvio dei negoziati”, ha aggiunto il presidente russo.
“Oggi – ha detto ancora Putin – presentiamo un’altra proposta di pace concreta e reale. Se Kiev e le capitali occidentali la rifiutano, come è successo per le precedenti, allora saranno loro a assumersi la responsabilità politica e morale di continuare lo spargimento di sangue”.
“La nostra posizione di principio – ha spiegato il leader del Cremlino – è la seguente: status neutrale, non allineato e denuclearizzato, smilitarizzato e denazificato”. “Naturalmente, i diritti, le libertà e gli interessi dei cittadini di lingua russa in Ucraina devono essere pienamente garantiti; le nuove realtà territoriali, lo status delle regioni di Crimea, Sebastopoli, Donetsk, Repubbliche popolari di Lugansk, Kherson e Zaporizhia come soggetti della Federazione Russa devono essere riconosciute.
In futuro, tutte queste disposizioni basilari e fondamentali dovranno essere registrate sotto forma di accordi internazionali fondamentali. Naturalmente, ciò implica anche l’abolizione di tutte le sanzioni occidentali contro la Russia”, ha affermato inoltre Putin.
Le aperture del leader del Cremlino sono state definite da Zelensky ha respinto come un “ultimatum in stile Hitler”. “Putin – ha detto Zelensky – vuole che cediamo parte del nostro territorio occupato, ma vuole anche quelli che non sono occupati”. “Questi sono messaggi da ultimatum, Hitler fece la stessa cosa con la Cecoslovacchia”.