Nella prima edizione del torneo, che si giocherà sabato 8 giugno, la selezione dei “Lupi” indosserà la maglietta del “Rugby Club Orsi Italiani di Madrid”
MADRID – Italia, Francia e Spagna. Sono queste le nazioni che parteciperanno al torneo “Trofeo Orsi”, organizzato dal “Rugby Club Orsi Italiani di Madrid” con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in Spagna.

– È un “3 Nazioni”… un torneo a livello locale, in formato ridotto -ha spiegato alla “Voce” Andrea Chevallard, presidente del “Rugby Club Orsi Italiani di Madrid” e anima dell’iniziativa -. Ormai si può dire che abbiamo costituito uno “small-club”. Quando dico “abbiamo” mi riferisco a noi: a Gonzalo Barbadillo Mateos, presidente della squadra “Cisneros”; a Javier Goitia Nesdale, presidente del club di rugby del Liceo Francese; a Carlos Fernández de Luz Lorenzo, presidente della Federazione Rugby di Madrid e a noi. Ci siamo detti: “apriamo questo club, ma saremo noi a fare i futuri inviti”, con calma e serenità.
Il rugby, anche in Spagna, è uno sport assai conosciuto e seguito. Ma non tanto come in Italia, la cui nazionale partecipa al prestigioso “6 Nazioni” insieme a Irlanda, Galles, Inghilterra, Francia e Scozia. Anche per questo, il “Trofeo Orsi” ha tutti i presupposti per trasformarsi in una bella tradizione. D’altronde il rugby in Spagna ha le sufficienti potenzialità per continuare a crescere. Ma come è nata l’idea di un torneo internazionale che coinvolga direttamente e indirettamente la nostra comunità sportiva? Ce lo racconta lo stesso Chevallard.
L’8 giugno la prima edizione del “Torneo Orsi”
– L’idea di organizzare un quadrangolare è nata ai tempi in cui Stefano Sannino era Ambasciatore d’Italia in Spagna. Stiamo parlando, quindi, degli anni pre-pandemia. Proposi l’idea in Ambasciata e, ricordo che fu accolta con riserva. L’obiettivo era quello di far conoscere il “Rugby Club Orsi Italiani di Madrid”, far sapere che esisteva questa piccola realtà. Allora non pensavo che l’organizzazione sarebbe stata così complessa. Ero convinto di saperlo fare e di poterlo fare. Avevo già uno schema mentale. Ma capitò qualcosa di inatteso, un vero disastro: la diffusione della Covid. Quello che è accaduto poi lo abbiamo vissuto tutti.
Un torneo a tre
Chevallard non è certo una persona propensa a perdersi d’animo. Lo dimostra conservando il progetto nel cassetto, convinto di poterlo rispolverare una volta superata la crisi sanitaria. E così è stato.
– Abbiamo ripresentato il progetto all’Ambasciata – prosegue -. Abbiamo avuto tutto il tempo necessario per pianificarlo e organizzarlo bene, per curarne ogni dettaglio. Abbiamo iniziato, come club, a collaborare in modo più costante con la nostra Ambasciata. Abbiamo assistito a Roma alla partita del “6 Nazioni” e poi siamo stati federati dalla Federazione Italiana Rugby.
Da sottolineare che l’11 maggio, in campo allo Stadio Olimpico, in occasione dell’incontro contro il Galles nell’ambito del torneo “6 Nazioni”, con gli Azzurri sfilarono, mano nella mano insieme ai loro beniamini, anche i bambini del “Rugby Club Orsi Italiani di Madrid”, una realtà unica all’estero.
Chevallard ci fa notare che il “Rugby Club Orsi Italiani di Madrid” è la “prima ed unica istituzione senza animo di lucro, di carattere associativo, fuori dal territorio italiano ma di fondazione italiana, ad essere stata federata”. E così il torneo cominciava a prendere forma.
– Quando siamo entrati nell’ambito federativo, ho proposto il progetto ai rappresentati della Federazione Italiana Rugby, precisando ovviamente che non avevamo ancora una squadra “senior”. Abbiamo chiesto se la federazione poteva rappresentarci. In altre parole, se era disposta a partecipare vestendo le nostre magliette. Si sono dimostrati molto interessati e disponibili. A quel punto, la macchina organizzativa è partita a pieno regime e il torneo ha preso definitivamente forma.
– Come sono stati coinvolti i Lupi. Perché questa squadra?
– È andata così – racconta -. I “Lupi” è una selezione che non esisteva più. Si è ricostituita trent’anni dopo, proprio con l’obiettivo di partecipare a questo “Trofeo Orsi”. La Federazione mi chiese di che tipo di squadra avremmo avuto bisogno per farla giocare al nostro posto. Risposi che parlare di nazionale “A” sarebbe stato eccessivo. E spiegai che si pensava a una squadra di livello di “Serie A”… meglio se di “Serie B”. Per carità, senza togliere merito agli spagnoli… Allora il vicepresidente della Federazione mi mise in contatto con il presidente del Comitato Lazio, che comunque appartiene alla Federazione. Il presidente del Comitato Lazio, Maurizio Amedei, ha dimostrato di essere una persona fantastica. Gli spiegai il progetto e lui mi disse: “Andrea, non ti preoccupare, io mi occupo di organizzarti una squadra, una selezione del Comitato Lazio”.
Il problema principale, prosegue Chevallard, “era quello di trovare un veicolo attraverso il quale creare la squadra”. Fu allora quando si pensò di rispolverare i “Lupi”, una selezione che, dopo trent’anni, esordisce in Spagna partecipando al “Trofeo Orsi” e vestendo la maglietta del club italo-spagnolo.

– Le spese per portare qui in Spagna i giocatori ed assicurare loro, trasporto, vitto e alloggio?
– La delegazione – commenta – è costituita complessivamente da 34 persone, tra tecnici, giocatori, “fisio”, allenatori ecc. Noi, come club, mettiamo a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno una volta in Spagna. Quindi, non appena scende dall’aereo, non deve più preoccuparsi di nulla. Pensiamo a tutto noi. Il viaggio, cioè il biglietto aereo, se lo sono pagati loro. Abbiamo provato, conversando con le compagnie aeree, di ottenere almeno uno sconto, un prezzo speciale. Non è stato possibile. Solo in trasporto, siamo sui 20 mila euro… poi ci sono le magliette, i campi, l’ambulanza, i gadget e il terzo tempo…
– Terzo tempo? Di cosa si tratta?
– Il rugby – ci spiega il presidente del “Club Orsi Italiani di Madrid” – è uno sport molto cerimonioso. Si giocano i due tempi regolari. Poi, conclusa la partita, c’è quello che chiamiamo “terzo tempo”: è il momento conviviale in cui si mangia, si beve, si conversa, si scherza e ci si diverte.
L’aiuto dei piccoli sponsor
Le difficoltà per organizzare l’evento sono state tante perché tante sono state le spese. Queste, almeno in parte, sono state coperte dagli sponsor; dalle tante piccole aziende di connazionali residenti in Spagna.
E tornando alle spese, Chevallard lamenta che nessun albergo gli abbia fatto un prezzo speciale per alloggiare la delegazione. Eppure, precisa, “è stato spiegato che oltre alla delegazione ci sarebbero stati i parenti, le famiglie che avrebbero pagato le camere a prezzo completo”.
– Alla fine – ci dice – siamo “atterrati” su “Safestay”, una specie di hostel House. Sono ostelli molto belli e confortevoli. Ci è stato riservato tutto un piano. Tutta la delegazione dormirà lì.
– Qual è stata la reazione dei club al vostro invito?
– Sono stati tutti collaborativi fin dal primo momento – commenta Chevallard -; anche la Federazione di Madrid. Bisogna tener presente che comunque in Spagna vi è una tradizione sportiva, associativa, molto più lunga della nostra. Sono club fortemente radicati, con un organigramma specifico, speciale e specializzato. Sono abituati a organizzazioni di eventi di questo tipo. Penso che siano stati lungimiranti. Sono riusciti a percepire adeguatamente qual era il reale significato dell’evento. Si sono dimostrati iper-disponibili sin dal primo momento.
“Un esempio di diplomazia sportiva”
Il “Trofeo Orsi” fu presentato il 17 maggio in Ambasciata. Allora fu definito “un inedito evento di diplomazia sportiva”. Alla cerimonia, presieduta da funzionari dell’Ambasciata, intervennero Javier Goitia Nesdale, Presidente del Club di Rugby del Liceo Francese; Gonzalo Barbadillo Mateos, Presidente della squadra “Cisneros”; Carlos Fernández De Luz Lorenzo, Presidente della Federazione Rugby di Madrid oltre naturalmente Andrea Chevallard, Presidente del Rugby Club Orsi Italiani Madrid. Il torneo si svolgerà sabato 8 giugno, presso lo Stadio centrale della Complutense, dove tradizionalmente gioca la nazionale spagnola.
Alla domanda di come sia stata recepita e seguita l’iniziativa dai giovani atleti del “Club Orsi Italiani”, Chevallard resta pensativo. Poi spiega che il grosso degli atleti non supera i 12 anni; un’età in cui si dipende dai genitori.
– Quelli un po più grandicelli, invece – aggiunge – , si sorprendono. Alcuni di loro, comunque, non ne sono ancora al corrente. Il nostro senior, in cambio, è molto entusiasta. Lo è anche perché sa già che l’anno prossimo sarà chiamato a giocare al posto dei “Lupi”. Quest’anno loro ci rappresentano. Il prossimo, almeno in teoria, dovrebbe scendere in campo la nostra squadra. Ancora non sappiamo con quali caratteristiche. Vedremo… Si può pensare ad una squadra mista, una franchigia solo per il trofeo. Una selezione degli Orsi con i Lupi. Sarebbe bello.
Ancora non si è conclusa questa nuova avventura del “Rugby Club Orsi Italiani di Madrid” e già Chevallard ha cominciato a sognare con la prossima, più temeraria, più ambiziosa ma non impossibile. D’altronde, perché porsi limiti?
Redazione Madrid