Medio Oriente: si torna a sperare per tregua a Gaza

Foto di hosny salah da Pixabay

MADRID. – Resta altissimo l’allarme internazionale per una possibile offensiva di terra su vasta scala dell’esercito israeliano a Rafah, nel quadrante meridionale della Striscia di Gaza, dove sarebbero rifugiati oltre un milione di profughi. Dall’Egitto arriva però una notizia che riaccende le speranze per il raggiungimento di una tregua.

Secondo il canale Al-Qahera News, un media vicino alle autorità egiziane i negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia sarebbero ripresi “alla presenza di tutte le parti”. La capitale egiziana ospita attualmente delegazioni di Hamas e Israele, oltre che del Qatar e degli Stati Uniti, paesi che, con l’Egitto, svolgono il ruolo di mediatori.

Intanto, Tel Aviv ha reso noto di aver riaperto parzialmente il valico di Kerem Shalom per permettere “l’ingresso di aiuti umanitari”. “I camion provenienti dall’Egitto che trasportano aiuti umanitari, tra cui cibo, acqua, materiali per ripari, medicinali e attrezzature mediche donati dalla comunità internazionale stanno già arrivando al punto di passaggio”, si legge nell’account Telegram di Tsahal. Da parte sua, però un portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), ha affermato che al momento dal valico in questione non è giunto alcun carico di aiuti.

Nell’attesa dell’agognata tregua, gli scontri nell’area proseguono. Una fonte di Hamas ha riferito questa mattina che i miliziani palestinesi stavano combattendo contro le truppe israeliane a est di Rafah. Inoltre, gruppi armati di Hamas, Jihad islamica e Fatah hanno reso noto in dichiarazioni separate che gli scontri a fuoco sono continuati nel settore centrale della Striscia, mentre i residenti del nord di Gaza hanno riferito di pesanti bombardamenti di carri armati israeliani contro le aree orientali della città.

In tale contingenza, il Qatar ha nuovamente invitato la comunità internazionale ad agire per prevenire un “genocidio” a Rafah dal cui ospedale però Medici Senza Frontiere afferma di aver iniziato ad evacuare i pazienti proprio nel timore di un’escalation bellica.

“Le condizioni di vita sono già estremamente precarie. La situazione non potrà che peggiorare per le persone che saranno nuovamente sfollate e dovranno vivere in tende improvvisate con accesso estremamente limitato a beni di prima necessità come l’acqua”, ha lamentato Aurélie Godard, capo dell’équipe medica di MSF a Gaza.

Intanto la costruzione delle strutture del porto artificiale temporaneo americano a Gaza, destinati a facilitare la consegna degli aiuti umanitari, è completata, ma tali elementi non possono essere ancora installati sul posto a causa delle condizioni meteorologiche, ha annunciato ieri il Pentagono.

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