L’appello di Papa Francesco: “In Ucraina e Medio Oriente basta guerra, sì al dialogo”

Papa Francesco saluta i fedeli dalla sua finestra e una bandiera con la scritta "Pace"
Papa Francesco saluta i fedeli dalla sua finestra e una bandiera con la scritta "Pace". ANSA/FABIO FRUSTACI

MADRID. – Ancora la guerra, nelle preghiere e riflessioni di Papa Francesco al margine del Regina Caeli pronunciato come sempre da piazza San Pietro: “Continuiamo a pregare per la martoriata Ucraina che soffre tanto e anche per Palestina e Israele: che ci sia la pace, affinché il dialogo si rafforzi e porti buoni frutti. No alla guerra, sì al dialogo”, dice Papa Francesco.

Che ha un pensiero anche per i tragici fatti del Brasile, in particolare per le inondazioni che hanno colpito lo stato del Rio Grande do Sul provocando disagi, feriti e diversi morti.

L’altra Pasqua

Nel segno dell’ecumenismo e della comunione fra le confessioni cristiane, uno dei cardini del suo ministero Papale, Francesco ricorda poi come il 5 Maggio sia il giorno in cui celebrano la Pasqua gli Ortodossi: ”Invio con tanto affetto i miei auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Ortodosse e di alcune Chiese Cattoliche Orientali che oggi, secondo il calendario giuliano, celebrano la Santa Pasqua. Il Signore risorto colmi di gioia e di pace tutte le comunità, e conforti quelle che sono nella prova. A loro, Buona Pasqua”.

I servi di Dio e le missioni speciali

La riflessione più strettamente religiosa invece si concentra sugli Apostoli, che hanno scelto di andare alla sequela di Cristo: “Non vi chiamo più servi, ma amici”, dice citando il Vangelo di Giovanni.

Situazione che dà ovviamente lo spunto per parlare di chi fa testimonianza quotidiana della Parola di Dio che “pone nelle mani di queste persone speciali i suoi tesori, ma questo non basta. Per dire chi siamo noi per Lui ci vuole di più, che va al di là dei beni e degli stessi progetti: ci vuole l’amicizia”.

Ecco dunque che l’amicizia diventa il cardine della Fede e della testimonianza perchè solo chi è amico di Gesù, chi si fida ciecamente di Lui, può andarne davvero alla sequela: “Fin da bambini impariamo quanto è bella questa esperienza dell’amicizia – ricorda il Pontefice -:agli amici offriamo i nostri giocattoli e i doni più belli; poi crescendo, da adolescenti, confidiamo loro i primi segreti; da giovani offriamo lealtà; da adulti condividiamo soddisfazioni e preoccupazioni; da vecchi condividiamo i ricordi, le considerazioni e i silenzi di lunghe giornate”.

L’amico Dio, amore incondizionato

“L’amicizia – ricorda il Pontefice – non è frutto di calcolo, e neanche di costrizione: nasce spontaneamente quando riconosciamo nell’altro qualcosa di noi. E, se è vera, l’amicizia è tanto forte che non viene meno neanche di fronte al tradimento”.

Cita il bacio di Giuda per sottolineare come “un amico vuole bene sempre: per questo a lui che lo tradisce, risponde: «Amico, per questo sei qui!». Un vero amico non ti abbandona, nemmeno quando sbagli: ti corregge, magari ti rimprovera, ma ti perdona e non ti abbandona”.

Gesù si fida di noi sempre, ricorda Francesco: “Noi per lui siamo persone care al di là di ogni merito e di ogni attesa, alle quali tende la mano e offre il suo amore, la sua Grazia, la sua Parola; con le quali condivide quello che ha di più caro, tutto quello che ha udito dal Padre Fino a farsi fragile per noi, a mettersi nelle nostre mani senza difese e senza pretese, perché ci vuole bene”.

E l’invito finale a ciascuno a chiedersi se per il volto di Dio per noi è quello di un amico o di un estraneo, se ci sentiamo amati da Lui come una persona cara: “E qual è il volto di Gesù che testimonio agli altri, specialmente a quelli che sbagliano e hanno bisogno di perdono?”. Richieste che il Papa invita a mettere nelle mani di Maria, per aiutarci a trovare la risposta.

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