Santanchè, Procura chiede processo. Opposizioni invocano dimissioni

Il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, nella sua informativa in Senato. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

MADRID. – La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, il compagno Dimitri Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, responsabile delle tesorerie del gruppo, con l’accusa di truffa ai danni dell’Inps per l’erogazione indebita della cassa Covid a zero ore per 13 dipendenti di Visibilia Editore e Concessionaria, società di cui l’esponente di Fratelli d’Italia è stata amministratrice. La somma della presunta erogazione indebita equivale a 126 mila euro. Ora la parola spetta al Gip, che dovrà decidere se mandare a processo gli indagati o archiviare la loro posizione.

Immediata la reazione delle opposizioni, che chiedono le dimissioni del ministro: all’inizio di aprile, la Camera aveva bocciato la mozione di sfiducia nei suoi confronti. “La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè con l’accusa di truffa ai danni dell’Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo della pandemia per le sue aziende. Chissà se la ministra, di fronte a una richiesta di processo, non abbia finalmente un sussulto di dignità e decida di dimettersi.

Difficile, a giudicare dalle menzogne raccontate a più riprese a Parlamento e cittadini. E Meloni nel frattempo cosa fa? Continua a nascondersi sotto la giacca? La premier ha finito gli alibi: prenda in mano la situazione, tuteli il Paese e l’istituzione che rappresenta e sollevi immediatamente Santanchè dal suo incarico” scrive in una nota Michele Gubitosa, vicepresidente del Movimento 5 Stelle.

“La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per la ministra Santanchè sulla truffa ai danni dell’Inps. Prendeva soldi pubblici con la Cassa Covid, ma imponeva ai suoi dipendenti di lavorare. Le dimissioni dovrebbero essere istantanee. La Meloni invece tace e protegge” scrive sui social il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.

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