CARACAS. – Luis Mendoza Benedetto, piú noto come “Mendocita”… tanto basta per riempirsi la bocca di leggenda. Tanto basta per riportare la mente ad un calcio fatto di miti, storie del calcio venezuelano tra gli anni ’60 e ’80. Uno dei calciatori più importanti, più forti nella storia del del calcio venezuelano. Una figura sospesa tra mitologia e fascino pionieristico, lui in vita ha sempre lottato in pro dei calciatori nati in Venezuela.
Oggi, durante le prime ore del mattino, é iniziata a circolare la notizia nelle diverse piattaforme di messaggeria, poi sfortunatamente é arrivata la conferma: “Mendocita é morto”
L’ex calciatore di origine italiana, di ruolo centrocampista, era nato a Caracas il 21 giugno del 1945. “Mendocita” esordì in Primera División nel ’60 quando aveva 15 anni con la maglia del Banco Agrícola y Pecuario. Il calciatore di origine calabrese (Biagio, suo nonno materno era di Scalea, in provincia di Cosenza) ha il record di giocatore più giovane ad aver esordito nella massima serie del campionato di calcio venezuelano.
Grazie al suo talento, in un periodo in cui le società venezuelane avevano molti stranieri, riesce a ritagliarsi uno spazio in tutte le squadra in cui ha giocato. “In carriera ho giocato con Central Maiderense, Santo Tomas de Aquino, Deportivo Italia, Deportivo Galicia, Portuguesa, Estudiantes de Mérida e Caracas. Con gli azzurri io ero il capitano, ma avevo 16 compagni di squadra brasiliani, due italiani e solo due venezuelani. Grazie al carattere con cui difendevo sempre i diritti dei calciatori locali, mi sono guadagnato il ruolo di leader dentro lo spogliatoio. Ma al principio non é stato facile, ho avuto problemi con i brasiliani, mi sono letteralmente preso a pugni con loro negli spogliatoi. Io giocavo in Venezuela, però lo straniero ero io: arbitri, compagni di squadra e pubblico erano stranieri” ci confessava “Mendocita” in un’intervista.
In carriera ha vinto 5 scudetti nella Liga Futve, due di questi con il Deportivo Italia. Le altre volte é stato con Deportivo Galicia, Estudiantes de Mérida e Portuguesa. Ha difeso la maglia della nazionale prima come giocatore e poi come allenatore. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e devo dirvi che ogni volta che lo incontravo mi salutava con affetto ed aveva sempre una storia da raccontarmi.
(di Fioravante De Simone / redazione Caracas)