L’appello di Papa Francesco: “Basta torture, liberare prigionieri di guerra”

Papa Francesco durante l'udienza generale. (Foto Vatican news)

MADRID. – I venti di guerra, con i tanti prigionieri ancora nelle mani di Hamas e la tortura, ancora presente in tantissime parti nel Mondo anche ad armi ferme. La riflessione di Papa Francesco al termine dell’udienza generale del mercoledì è incentrata soprattutto su questo tema. Ucraina e Terra Santa, i due grandi fronti sotto i riflettori. 

Il Santo Padre si concentra su quelli ma come sempre la visione è più generale: “Pensiamo ai prigionieri di guerra: che il Signore muova la volontà per liberarli tutti”, dice. Poi la specifica: “Mi vengono in mente coloro che sono torturati. La tortura dei prigionieri è una cosa bruttissima, non è umana. Pensiamo a tante torture che feriscono la dignità della persona, e a tanti torturati. Il Signore aiuti tutti e benedica tutti”. 

La riflessione più strettamente religiosa si concentra invece sulla quarta e ultima virtù cardinale, ovvero la temperanza. Papa Francesco allarga il campo, ricordando come non appartenga ai soli cristiani e va indietro ai tempi dell’antica Grecia ruotando la riflessione attorno alla domanda: “Perché tutti cerchiamo la felicità eppure così pochi la raggiungono?”. La chiave, come sottolinea il Pontefice, sta appunto nella temperanza. Per spiegarla, passa dal termine greco enkráteia, ovvero “potere su sé stessi” per arrivare a Manzoni, sottolineando come questa significhi “capacità di autodominio, l’arte di non farsi travolgere da passioni ribelli, di mettere ordine nel ‘guazzabuglio del cuore umano’”. 

“Le persone senza temperanza sono sempre inaffidabili. In un mondo dove tanta gente si vanta di dire quello che pensa, la persona temperante preferisce invece pensare quello che dice”, sottolinea Francesco ribadendo anche la definizione che della virtù dà il Catechismo: “La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore”. 

Pochi concetti ma chiari: dosare le parole, pensare prima di parlare, non farsi sopraffare dalla rabbia e delle pulsioni: “Quanta gente che ha voluto provare tutto con voracità si è ritrovata a perdere il gusto di ogni cosa! Meglio allora cercare la giusta misura: ad esempio, per apprezzare un buon vino, assaporarlo a piccoli sorsi è meglio che ingurgitarlo tutto d’un fiato”, spiega. 

Temperanza, sottolinea il Pontefice, non vuol dire essere sempre pacifici e sorridenti: “A volte è necessario indignarsi – spiega – ma sempre nella giusta maniera – Una parola di rimprovero a volte è più salutare rispetto a un silenzio acido e rancoroso. Il temperante sa che nulla è più scomodo del correggere un altro, ma sa anche che è necessario: altrimenti si offrirebbe libero campo al male. Il temperante riesce a tenere insieme gli estremi: afferma i principi assoluti, rivendica i valori non negoziabili, ma sa anche comprendere le persone e dimostra empatia per esse. Dimostra empatia”. 

“Il dono del temperante è dunque l’equilibrio, qualità tanto preziosa quanto rara”, sottolinea il Pontefice, spiegando come questo sia l’antidoto agli eccessi della società moderna: “La temperanza invece, si sposa bene bene con atteggiamenti evangelici quali la piccolezza, la discrezione, la mitezza”.

Lascia un commento