Corso consultori alla Camera nel giorno dell’ok decreto legge Pnrr

Foto di Halcyon Marine Healthcare Systems da Pixabay
MADRID. – Il caso consultori trasforma la conversione in legge del decreto per l’attuazione del Pnrr in un caso politico che fa scendere anche in piazza le opposizioni, al fianco delle associazioni femministe e pro-choice: complice l’emendamento in commissione Bilancio presentato da Fratelli d’Italia, e poi approvato insieme a tutto il corpo del provvedimento con la fiducia posta dal governo.
L’emendamento permetterebbe alle associazioni pro-vita di operare all’interno dei consultori pubblici: testualmente, si legge che le “Regioni organizzano i servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6 (quella dedicata alla salute) componente 1 (quella che si occupa della creazione delle case di comunità e della presa in carico delle persone), del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche della collaborazione di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel campo del sostegno alla maternità”. Una mossa ha suscitato una vasta gamma di reazioni, sia all’interno del Parlamento che nella società civile, con molti che vedono in essa un tentativo di minare la legge 194 sull’aborto.
“Mentre il Parlamento europeo approva una direttiva in cui chiede agli stati membri di garantire l’accesso all’aborto libero e sicuro e definisce l’interruzione di gravidanza “un diritto fondamentale”, il governo italiano sfrutta il Pnrr per assicurare la presenza delle associazioni anti-scelta nei consultori – tuona Laura Boldrini – Una decisione che mina la libertà di autodeterminazione delle donne, come abbiamo visto in quelle regioni dove queste organizzazioni sono già largamente presenti nei consultori. Regioni amministrate dalla destra, naturalmente. Sapevamo cosa intendeva Giorgia Meloni quando, in campagna elettorale, assicurava che non avrebbe toccato la 194. Intendeva che l’avrebbe svuotata e depotenziata, pezzo dopo pezzo. Il voto di oggi va in quella direzione, vuole riportare indietro il Paese e togliere alle donne la libertà di scegliere. Noi continueremo a batterci per impedire che questo accada”.
Ma in piazza, accanto alla Rete nazionale dei consultori, c’erano esponenti anche di Movimento 5 Stelle e AvS. Pro Vita & Famiglia, in ogni caso, in una nota ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di entrare nei consultori “perché il nostro ambito di azione è la sensibilizzazione pubblica e l’influenza politica con campagne nazionali. Ciò non toglie l’urgenza di riportare i consultori al ruolo per cui furono pensati dalla Legge 194, cioè luoghi dove le donne possano essere aiutate a trovare alternative concrete all’aborto rimuovendo quelle situazioni di disagio socio-economico o di solitudine e abbandono che rendono l’autodeterminazione un vuoto slogan politico”.

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