Gaza, incertezze sullo stato dei negoziati

Foto di hosny salah da Pixabay

MADRID. – Sono ripresi ieri sera al Cairo i colloqui tra Hamas e Israele, con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, per una tregua a Gaza e per il rilascio degli ostaggi, ma le notizie sullo stato delle negoziazioni sono ancora contrastanti. Secondo un funzionario citato dal quotidiano egiziano Al Qahera News sarebbero stati fatti “progressi significativi” per il raggiungimento di un accordo, ma un’alta fonte di Hamas ha successivamente dichiarato alla Reuters che non ci sono progressi nei negoziati e che Israele avrebbe respinto ogni richiesta.

Inoltre, un funzionario palestinese ha dichiarato alla rete di informazione libanese Al Mayadeen che “tutti i tentativi e gli sforzi dei mediatori per raggiungere un accordo hanno incontrato l’inflessibilità israeliana” e che “al momento non ci sono progressi nei negoziati. Se ci saranno, li annunceremo attraverso i canali ufficiali. Hamas si attiene alle sue richieste, che includono il cessate il fuoco, il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza, l’ingresso degli aiuti, il ritorno degli sfollati palestinesi e uno scambio di prigionieri”.

Nel frattempo, in Israele, in seguito alle notizie di progressi nei negoziati al Cairo, il ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben-Gvir, riporta Haaretz, ha dichiarato che “se Netanyahu deciderà di terminare la guerra senza un assalto a Rafah, non avrà il mandato di primo ministro”. Ben-Gvir, fa notare Al Jazeera, è un membro chiave della coalizione di governo guidata da Netanyahu che, senza il sostegno del suo partito, perderebbe la maggioranza alla Knesset.

La liberazione degli ostaggi

Al contrario, il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, in visita a Washington, si è espresso tramite un post su X in favore di un accordo per la liberazione degli ostaggi dichiarando che il suo partito, Yesh Atid, “è pronto a fornire in ogni momento” supporto per la liberazione degli ostaggi. “È tempo di riportarli a casa”, ha scritto.

A Gaza, dove il numero delle vittime palestinesi è arrivato a 33.175 e a 75.885 quello dei feriti, i palestinesi tornano nelle case distrutte di Khan Younis mentre la maggior parte delle truppe israeliane si ritira mesi dopo aver invaso la città nel sud di Gaza. A tale proposito, riporta Al Jazeera, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato che il ritiro delle truppe avviene per prepararsi a future operazioni, anche nella città meridionale di Rafah.

Gli aiuti umanitari

L’Unicef fa sapere che l’84% di tutte le strutture sanitarie a Gaza e il 62% delle abitazioni sono state danneggiate o distrutte, insieme al 57% delle infrastrutture idriche, in questo caso “distrutte o parzialmente danneggiate”. Pertanto, la capacità di produzione idrica attuale è stimata “al di sotto del 5% della produzione abituale e diminuisce progressivamente ogni giorno”, mentre “350.000 persone con malattie croniche non hanno accesso, o hanno un accesso estremamente limitato, ai farmaci e alle procedure mediche essenziali come la dialisi”.

3,1 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari nello Stato di Palestina, tra cui 1 milione di bambini nella Striscia di Gaza. Inoltre, dagli attacchi seguito al 7 ottobre, “si è registrato un impatto devastante sull’istruzione nella Striscia di Gaza” con “almeno il 67% delle scuole nella Striscia di Gaza” che “avrà bisogno di una ricostruzione completa o di una riabilitazione importante per tornare a funzionare. Inoltre, 320 edifici scolastici sono stati utilizzati come rifugi dagli sfollati interni; di questi edifici scolastici, 188 sono stati colpiti direttamente (90 scuole) o danneggiati (98 scuole)”.

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