31 marzo: Giornata Internazionale della Visibilità delle Persone Trans

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di Erik Zanon

MADRID.- In Spagna stiamo assistendo negli ultimi anni, grazie alle recenti innovazioni normative in tema di diritto del lavoro, ad un consistente miglioramento delle condizioni dei lavoratori in ogni settore; un dato che rivela tale andamento è la costante e continua diminuzione del “paro”, ossia della percentuale di disoccupati rispetto alla popolazione attiva: questa percentuale si attesta infatti intorno al 12%. 

Il numero, seppur positivo ed incoraggiante nasconde però diversi sottogruppi come giovani e donne nei quali il dato raggiunge circa il 30%. Ma esiste un altro indicatore che riguarda una specifica comunità e che pertanto spesso sfugge all’attenzione generale perché troppo piccolo e quindi “non rilevante”.

Le persone trans, secondo i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute), sono stimate intorno allo 0,4% della popolazione mondiale, in Spagna quindi sarebbero all’incirca 20.000. Negli ultimi anni l’attenzione verso questa comunità è cresciuta in modo consistente e a ciò si deve un cambio in positivo nelle politiche applicate da alcune imprese e soprattutto in ambito normativo: è di recente emanazione la “ley 4/2023”, conosciuta come “Ley trans” che si propone tra i vari obiettivi, quello di favorire la libera autodeterminazione di genere e la sua inclusione nei vari ambiti sociali (educazione, lavoro, assistenza medica, ecc.). Va a tal proposito riportato che detta legge rappresenta un punto di avanguardia mondiale sul diritto all’identità di genere, insieme a paesi come l’Argentina che legiferò già nell’anno 2012.

In questo frangente, il nostro Paese, molto attivo negli anni ’70 e ’80 nel proporre strumenti normativi per affrontare l’evoluzione della società (tra tutti, il diritto all’aborto e l’istituzione del divorzio), si dotò di una legge molto all’avanguardia per l’epoca: la legge 164/1982 sulla “Rettificazione di attribuzione di sesso”. Nonostante la legge abbia subito varie evoluzioni, per cui il trattamento chirurgico o ormonale non sono più previsti come propedeutici all’attribuzione del sesso biologico, la persona trans in Italia deve comunque sottoporsi ad un processo ancora molto medicalizzato, lungo e costoso.

Sebbene quindi a livello normativo e sociale, la visibilità delle persone trans sia in aumento (seppur spesso contrastata da pregiudizi e discorsi d’odio), è altrettanto vero che i numeri che riguardano la loro presenza come persone attive nell’ambito lavorativo è ancora fortemente esiguo. I dati elaborati da uno studio del governo spagnolo, “Estudio exploratorio sobre la inserción laboral de las personas trans” del gennaio 2022, riportano una percentuale di disoccupatə pari al 46,5% ma il dato, secondo altre ricerche sociologiche settoriali raggiunge picchi fino all’80%.

Alla base di questo forte squilibrio vi sono diverse ragioni, l’accesso allo studio si configura come uno dei principali motivi dell’esclusione lavorativa: secondo la stessa analisi, solo il 15,2% delle persone trans avrebbe completato il ciclo di studi obbligatori. I problemi che portano all’esclusione scolastica sono di vario genere: la bassa autostima insieme con altre situazioni psicologiche derivanti dalla discriminazione subita durante l’età formativa nei diversi ambiti come quello scolastico e familiare.

Se il percorso formativo riguarda uno stadio iniziale dello sviluppo della persona in quanto tale, l’accesso al mondo del lavoro si configura come la fase fondamentale in cui una persona trans si inserisce come individuə nella società. 

“All’ultimo colloquio, questa volta di persona, dopo aver superato brillantemente vari colloqui telefonici con diversi manager dell’azienda, ho percepito un certo imbarazzo e sono stata salutata con un “le faremo sapere” e poi il silenzio o “al colloquio presenziale mi è stato detto che cercavano un ‘profilo’ diverso, visto che il posto prevedeva un diretto contatto con il pubblico”. Questi sono alcuni degli esempi che le persone trans riportano costantemente durante i processi di selezione.

L’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA) indica che il 77% delle donne trans è stata vittima di discriminazione durante il processo di ricerca di lavoro e il 58% non parla della propria identità nel lavoro.

Niurka Gibaja, responsabile de “Yes, We Trans”, il programma di inserimento lavorativo per persone trans di FELGTBI+ (Federazione Statale per le persone LGBTIQ+), rileva una costante crescita dell’interesse da parte delle aziende verso la diversità e l’importanza che riveste la possibilità di incorporare nell’organizzazione anche persone LGBTIQ+. Allo stesso tempo Gibaja riporta però anche la difficoltà che le stesse aziende trovano nel generare politiche attive in grado di comunicare a persone LGBTIQ+, e in particolare alle persone trans, che sono davvero benvenute e che potranno trovare un luogo in cui sviluppare le proprie capacità senza sentirsi marginalizzate per la loro identità.

È evidente che nell’attuale momento storico ci troviamo di fronte ad un processo di cambiamento sociale molto forte su diversi fronti (identità di genere, discussione dei ruoli familiari, l’introduzione di nuovi istituti come il matrimonio egualitario, ecc.) e come tale richiede un tempo durante il quale sorgono spesso anche dei rallentamenti dovuti alla riluttanza di una parte della società ad affrontare una realtà che in ogni caso esiste, che chiede diritti e che è fondamentale per costruire la vera inclusione. 

È importante quindi che tutti gli attori sociali favoriscano la visibilità delle persone trans e la loro inclusione: lo Stato nell’ambito normativo, le imprese nella messa in opera di politiche di inclusione lavorativa, le istituzioni nel saper accogliere e trattare, ma anche e soprattutto le singole persone, noi, che nella nostra quotidianità e in tutti gli ambiti in cui agiamo, non possiamo non sentire la responsabilità di conoscere ed accogliere attivamente tutte le diversità. 

Il 31 marzo è la giornata mondiale per la visibilità e la sensibilizzazione contro le discriminazioni verso le persone trans. Questo breve approfondimento si propone di dare visibilità alle persone trans e alle difficoltà esistenziali e quotidiane che esse devono affrontare, ma anche di generarci delle domande e capire quanto anche noi, nelle nostre azioni, siamo coscienti di questa realtà, e siamo generatori di inclusione o di esclusione. 

La diversità è un elemento che da sempre è fondamentale nella costruzione ed evoluzione della persona e pertanto della società stessa: non possiamo pertanto prescindere dal valore che la diversità apporta nelle nostre vite e la capacità che essa ha di farci crescere come una società che sceglie di conoscere e includere. 

Come si dice in Spagna: “¡aqui cabemos todes!”

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