Traiettorie”, un viaggio nella psiche di chi espatria

MADRID – Analizzare le migrazioni non come fenomeno sociologico ma dal punto di vista di ogni singolo individuo e delle ripercussioni che ha sulla sua psiche, è il lavoro che da anni svolge Anna Pisterzi in collaborazione con gli altri colleghi che compongono la “Cooperativa Transiti”.

Una parte di questi studi è confluita nel libro “Traiettorie, guida psicologica all’espatrio” che la psicologa e ricercatrice ha curato insieme a Giona Chiovetto e Gaia Figina.

Invitata dal nostro Ambasciatore Giuseppe Buccino, per iniziativa del Primo Consigliere Politico e Consolare Marco Lapadura, insieme al direttore della Cooperativa, Lorenzo Lener, Pisterzi ha risposto con passione e grande serietà ai tanti quesiti posti dai diplomatici prima e dal pubblico dopo.

Lasciando la sua veste ufficiale per assumere quella di intervistatore l’ambasciatore Buccino ha rivolto domande che hanno mostrato il profondo interesse che aveva suscitato in lui la lettura del testo.

Nel presentare il libro e l’autrice ha ricordato il grandissimo film Pane e cioccolato” che mette a fuoco uno dei grandi problemi di chi vive all’estero: lassunzione di una nuova identità che costruisce mescolando quella d’origine e quella del paese in cui vive. Senza dubbio uno dei tanti problemi, a livello psicologico, con i quali si confronta l’emigrante che a un certo punto della sua vita non sa più a quale paese appartiene.

La prima questione sollevata dall’ambasciatore Buccino ha riguardato la formula ormai acquisita soprattutto dai media per indicare le nuove migrazioni: fuga dei cervelli. I dati statistici indicano che cresce sempre più il numero di giovani che decide di stabilirsi all’estero per periodi più o meno lunghi ma, chiede, possono davvero quelle due parole sintetizzare il fenomeno migratorio attuale?

Anna Pisterzi risponde senza esitazione. Parlare di fuga di cervelli, spiega, è una semplificazione che se in qualche modo offre una lettura superficiale dei dati, dall’altro usa una parola: fuga, che ha un forte potere sul nostro inconscio e riesce ad agganciare lattenzione delle persone.

Ricorda inoltre, che la parola fuga provoca anche sensi di colpa in chi parte ma anche nei genitori che vedono andar via i propri figli.

Analizzata dal punto di vista psicologico la parola fuga fa parte di un immaginario che appartiene soprattutto al passato quando davvero si fuggiva dalla povertà italiana. Oggi le cose sono cambiate e le ragioni di chi va all’estero sono molto più variegate e in gran parte rispondono a quella spinta che da sempre muove gli esseri umani a esplorare nuovi orizzonti.

Il libro analizza molti aspetti riguardanti l’impatto dell’emigrazione sulla psiche delle persone e sui rapporti familiari, soprattutto quelli riguardanti genitori e figli. Ma, fa notare l’ambasciatore, oggi si parla anche sempre più di emigrazione dei nonni per indicare quelle persone che si stabiliscono nel paese in cui si trovano i figli per prendersi cura dei nipoti.

La dott.ssa Pisterzi considera che questa emigrazione è legata alla nostra cultura del rapporto familiare. Per una coppia italiana è difficile adattarsi, per esempio, a quei sistemi di welfare che alcuni paesi offrono alle madri quando i loro bambini sono malati. Pur sapendo che sono persone preparate per svolgere questo ruolo, i genitori italiani e i nonni fanno fatica ad accettare che un estraneo possa dare ai figli piccoli lo stesso affetto e la stessa attenzione di un familiare.

La conversazione si sposta dunque sui bambini e sugli adolescenti e la dottoressa spiega quanto sia difficile per loro un cambiamento tanto forte e quanto sia importante la preparazione. Bisogna parlare con i bambini, renderli partecipi della scelta che naturalmente loro non possono fare. A volte pensiamo con il silenzio di proteggerli ma i piccoli assorbono molto più di quanto immaginiamo e la chiarezza è sempre il miglior cammino per aiutarli a superare le proprie ansie. A tal proposito può risultare utile condividere letture che parlino della problematica che dobbiamo affrontare.

Le difficoltà crescono quando parliamo di adolescenti. Se la comunicazione con loro è sempre difficile lo è maggiormente quando si vive in realtà diverse dalla propria. In questa fase i genitori si sentono più fragili ma essere all’estero può diventare un’opportunità per riflettere sull’incertezza dell’esistenza. La vita è sempre un equilibrio e l’equilibrio è per sua natura dinamico.

Per le coppie che stando all’estero decidono di avere uno o più figli, invece, l’espatrio permette una grande opportunità, quella di assumere la genitorialità con maggiore consapevolezza. Gli interrogativi dei futuri genitori, che si confrontano con modelli molto diversi, li obbligano a mettere in atto un processo attivo e non passivo. Le cose non vanno avanti “perché si è fatto sempre così” ma per una scelta consapevole.

Nel sottolineare l’importanza dell’avere un sostegno psicologico prima di partire, la dott.ssa Pisterzi parla dell’espatrio come di una di quelle esperienze considerate spartiacque, nel senso che segnano un prima e un dopo. Per prendere scelte consapevoli le persone hanno bisogno di avere corrette informazioni, che li aiutino a riflettere.

“La questione fondamentale, come diceva Piero Angela, è quella di porsi le migliori domande in modo da accompagnare unesperienza che ci porta ad uscire dalla confort o disconfort zone, a confrontarci con noi stessi e ad analizzare il nostro progetto esistenziale.

Tra le domande che rivolge il dott. Lapadura ce n’è una che riguarda la parola nostalgia. Nel libro “Traiettorie, guida psicologica all’espatrio”la nostalgia viene descritta come “Una corda che ci lega e intrappola in una visione del passato guidata dalle emozioni del presente.

Una bellissima immagine senza dubbio che la dott.ssa Pisterzi approfondisce spiegando come la nostalgia, se vissuta bene può essere un motore che, nel ricordarci le ragioni dell’espatrio, ci permette di ricaricarci e di andare avanti.

Il rischio è che, per quelle persone che in realtà non avrebbero voluto emigrare, per esempio le donne che seguono i mariti, comporti una chiusura e un irrigidimento. Le nuove tecnologie permettono un’immediata comunicazione con le persone care ma se si trascorre gran parte delle proprie giornate in comunicazione con ciò che abbiamo lasciato rendiamo più difficile lo spostamento e l’adattamento alla nuova realtà.

Ugualmente pericoloso è il contrario e cioè il completo rifiuto della nostalgia perché nel farlo in realtà si nascondono sentimenti ed emozioni che non vogliamo affrontare.

La dott.ssa Anna Pisterzi non si risparmia durante tutta la serata. Risponde ampiamente non solo alle domande dei diplomatici ma anche a quelle del pubblico composto dai membri del Comites di Madrid, dai rappresentanti del nostro associazionismo e dalla stampa.

L’ambasciatore ricordando che spesso nella vita le scelte obbligano ad una rinuncia, conclude un dibattito che, per l’interesse suscitato da temi che ci toccano nel profondo, sarebbe potuto andare avanti ancora per un bel po’.

A conclusione di una serata che ha dato tanto cibo per i pensieri, l’ambasciatore ha offerto una cena buffet durante la quale sono comunque continuate riflessioni e domande.
Redazione Madrid

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