Liste d’attesa e Servizio Sanitario Nazionale depotenziato, 42% italiani più poveri rinuncia a cure

Una corsia d'ospedale

MADRID. – Tempi di attesa incongrui con la gravità e complessità del quesito diagnostico o della diagnosi rappresentano uno degli elementi di maggiore iniquità nell’ambito di un sistema a vocazione universalistica, dal momento che determinano una divaricazione tra coloro che possono rivolgersi al mercato delle prestazioni sanitarie – al di fuori del Servizio sanitario nazionale – e coloro che, per ragioni economico-sociali, non possono ricorrere alla sanità a pagamento.

Per questi ultimi l’alternativa è tra un’attesa suscettibile di compromettere, in tutto o in parte, il proprio stato di salute e la rinuncia alle cure, che avviene per il 42 per cento degli italiani con un reddito inferiore ai 15mila euro annui . La quota che, dopo aver tentato di accedere al Ssn, si rivolge alla sanità a pagamento – intesa come privato puro e intramoenia, con o senza intermediazione assicurativa – è, rispettivamente, del 34,4% dei redditi più bassi, del 40,2% di quelli medio-bassi, del 43,7% dei medio alti e del 41,7% dei più alti.

Sono i dati contenuti nel rapporto Ospediali e Salute di Aiop e Censis, presentati oggi a Roma nel corso di un evento dal titolo “Reinventiamo il Servizio sanitario: come evitare la deriva di una Sanità per censo”.

La regressività sociale – spiega il rapporto annuale, giunto alla ventunesima edizione – è un esito del depotenziamento decennale del Ssn e si manifesta sia in una utenza a più alta vulnerabilità economica sia in una quota importante di persone a basso reddito che comunque migra verso la sanità a pagamento a causa di tempistiche incompatibili con l’urgenza della prestazione.

Il fenomeno è confermato dalla quota di persone che si rivolgono direttamente alla sanità a pagamento, a fronte della consapevolezza degli ostacoli all’accesso alla sanità pubblica: si tratta del 40,6% dei bassi redditi, del 48,7% dei redditi medio-bassi, del 57% dei redditi medioalti e del 63,3% dei redditi più alti25. Ne discendono due fenomeni principali: innanzitutto, l’effetto erosivo sulla ricchezza, che, ovviamente, impatta in modo difforme le classi di reddito. Il 36,9% degli italiani ha rinunciato ad altre spese per sostenere quelle sanitarie: è il 50,4% tra i redditi bassi, il 40,5% tra quelli medio-bassi, il 27,7% tra quelli medio-alti e il 22,6% tra quelli alti.

In secondo luogo, concludono Aiop e Censis, il rinvio o la rinuncia alle cure di chi non può sostenere i costi della sanità a pagamento: è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure a causa del costo troppo elevato il 42% dei redditi fino a 15 mila euro, il 32,6% dei redditi tra i 15 mila e i 30 mila euro, il 22,2% di quelli tra i 30 mila e i 50 mila euro e il 14,7% di quelli oltre i 50 mila euro.

Lascia un commento