Assange, per ora niente estradizione. Amnesty: “Resta nel limbo”

Manifestanti portano manifesti contro l'estradizione di Assange a Londra . Archivio.(ANSA)

MADRID.  Julian Assange, almeno per il momento, non sarà estradato. La Corte di Giustizia di Londra ha dato al governo degli Stati Uniti 3 settimane per fornire garanzie soddisfacenti sul fatto che Assange, in caso di estradizione, potrà fare affidamento sul Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (che protegge la libertà di parola), sul fatto di non essere pregiudicato durante il processo (compresa la sentenza) in ragione della sua nazionalità, e che gli vengono concesse le stesse protezioni del Primo Emendamento di un cittadino degli Stati Uniti e, infine, che non venga contemplata la pena di morte.

Se tali assicurazioni non verranno fornite, verrà concesso ad Assange il permesso di ricorrere in appello. I legali di Assange hanno pronti 9 diversi ricorsi che si oppongono alla richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti, ma il giudice autorizza a proporre motivo di ricorso se e solo se il motivo d’impugnazione ha una reale prospettiva di successo: secondo la Corte, 3 di queste 9 motivazioni hanno i requisiti richiesti, e su questi è stato dato tempo agli Usa di presentare le necessarie. Se ciò avverrà, una nuova udienza che si terrà il 20 maggio prossimo dovrà valutarle e prendere una decisione definitiva. Assange, incriminato dagli Stati Uniti per rivelazione di documenti segreti nel 2010, i famosi WikiLeaks, rischia un totale di 170 anni di carcere.

Libertà di stampa

La sentenza è stata accolta con favore dai sostenitori di Assange in Italia: Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, ad esempio ha espresso soddisfazione per la decisione dell’Alta Corte di Londra che ha dato il via libera, seppur condizionato, all’appello finale della difesa di Julian Assange.

“Assange, cui il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha dato la tessera onoraria – afferma Bartoli – potrà quindi far valere le sue ragioni. La sua colpa è stata quella di aver svolto a testa alta il compito di ogni giornalista: diffondere le notizie di interesse pubblico. La vicenda di Assange è cruciale per la libertà di stampa e per la tenuta della democrazia”.

Anche Movimento 5 Stelle e Sinistra Italia tirano un sospiro di sollievo, ma Amnesty International fa notare: “Il verdetto odierno lascia Assange e tutti coloro che difendono la libertà di stampa in un limbo, ma la lotta continua. Invece di insistere ad andare avanti sul piano giudiziario, gli Usa dovrebbero annullare tutte le accuse nei confronti di Assange”, ha dichiarato Simon Crowther, consulente legale di Amnesty International.

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