Gaza, veto Cina e Russia su risoluzione Usa. Netanyahu: “Entreremo a Rafah”

Foto di hosny salah da Pixabay

MADRID. – Il veto di Russia e Cina al Consiglio di sicurezza dell’Onu ha bloccato la risoluzione presentata dagli Stati Uniti per un cessate il fuoco a Gaza. Il testo, che chiedeva un cessate il fuoco immediato nella Striscia per favorire il rilascio degli ostaggi, ha ottenuto 11 voti favorevoli, 3 contrari (a votare con Russia e Cina è stata anche l’Algeria) e l’astensione della Guyana. In precedenza, erano stati gli Stati Uniti a porre il veto tre volte su simili risoluzioni di cessate il fuoco.

Adesso sarà la Francia a lavorare a una nuova risoluzione per una tregua nella Striscia: lo ha dichiarato da Bruxelles lo stesso presidente Emmanuel Macron. “Dopo il veto di Russia e Cina di pochi minuti fa, riprenderemo i lavori sulla base del progetto di risoluzione francese in seno al Consiglio di sicurezza e lavoreremo con i nostri partner americani, europei e arabi per raggiungere un accordo”, ha detto l’inquilino dell’Eliseo al termine della conferenza stampa del vertice dei leader europei.

Finora Washington, il principale alleato di Israele, ha posto il veto a diverse risoluzioni che chiedevano il cessate il fuoco. Ma con 32mila morti nella Striscia di Gaza, secondo Hamas, e il rischio di carestia nel territorio palestinese assediato, gli Stati Uniti hanno intensificato gli sforzi per una tregua. Anche il Regno Unito, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, e l’Australia hanno chiesto oggi la “fine immediata dei combattimenti” nell’enclave, per consentire “la consegna degli aiuti e il rilascio degli ostaggi” rapiti in Israele il 7 ottobre.

La bocciatura della risoluzione USA arriva lo stesso giorno della visita del Segretario di Stato americano, Antony Blinken, al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: nel corso di un colloquio di circa 40 minuti, il premier israeliano ha dichiarato l’intento di portare avanti la tanto temuta operazione militare a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove si trovano oltre un milione di sfollati palestinesi, con o senza il sostegno degli Usa, con l’intenzione di “sconfiggere Hamas”.

Secondo le agenzie umanitarie, nel caso di un attacco su vasta scala in quest’area, si verificherebbe un inevitabile bagno di sangue tra i civili. Come detto, a Gaza il numero di palestinesi uccisi finora dagli attacchi israeliani sfiora i 32mila e quasi 75mila sono i feriti, mentre le vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, riporta Al jazeera, sono 1.139, con decine di ostaggi ancora nelle mani dell’organizzazione islamica. Non si arrestano nel frattempo gli attacchi aerei israeliani in tutta Gaza: Al jazeera ha segnalato esplosioni in edifici residenziali a Rafah e Khan Younis che hanno ucciso 11 persone mentre in mattinata un attacco aereo in un edificio residenziale nel nord-ovest di Gaza City ha ucciso dieci persone.

Israele, inoltre, ha reso noto il sequestro di 800 ettari di terreno nella Cisgiordania occupata, con il ministro delle finanze Bezalel Smotrich che ha dichiarato “terre statali” l’area della Valle del Giordano settentrionale. La terra dichiarata come terra di Stato non è più considerata agli occhi di Israele di proprietà privata dai palestinesi, ai quali viene quindi impedito di utilizzarla. Gli insediamenti nei territori palestinesi sono illegali secondo il diritto internazionale.

Secondo l’osservatorio israeliano Peace Now, questa dichiarazione “integra l’annuncio di 264 ettari del 29 febbraio 2024, tra gli insediamenti di Ma’ale Adumin e Keidar” e rappresenta l’estensione di area “più grande dagli Accordi di Oslo”. In generale, rende noto l’Osservatorio, il 2024 “segna un picco nell’estensione delle dichiarazioni di terra demaniale”.

 

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