Tajani-Crosetto: Sostegno a Kiev ma no a pericolose fughe in avanti

Il ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani in una foto d'archivio.

MADRID. – No a pericolose fughe in avanti sul conflitto in Ucraina, anche se il sostegno a Kiev rimane fuori discussione. Antonio Tajani e Guido Crosetto, rispettivamente ministro degli Esteri e della Difesa, ribadiscono la linea non interventista dell’Italia, condivisa per altro dalla stragrande maggioranza dei paesi dell’Unione europea, rispetto alle ‘avanzate’ di Emmanuel Macron, che nei giorni scorsi prefigurava l’inizio di una nuova fase del conflitto con il coinvolgimento anche di uomini ‘europei’.

“Non siamo in guerra con la Russia ma difendiamo l’Ucraina: bisogna evitare fughe in avanti, lavoriamo per la pace e non per la terza guerra mondiale ma non vogliamo che la pace si traduca in una resa: la Russia deve ritirare le sue truppe” premette Tajani, in audizione presso le commissioni congiunti Esteri di Camera e Senato sulle missioni internazionali e gli interventi di cooperazione all’estero.

E Crosetto poco dopo, nella medesima sede, ribadisce: Escludo un impegno diretto nel conflitto” tra Russia e Ucraina “che genererebbe una escalation incontrollata. Agli aiuti deve essere affiancata una forte azione diplomatica per scongiurare il rischio che l’Ucraina cessi di esistere e che Mosca arrivi ai confini dell’Europa”.

È vero però, aggiunge Tajani, che una difesa comune europea è sempre più urgente alla luce delle crescenti insidie ai confini esterni dell’Unione, e in questo senso la missione Aspides, istituita per difendere le navi commerciali dagli attacchi Houthi nel Mar Rosso, “è un primo passo, altri ne devono seguire”.

Del resto il fronte mediorientale non accenna a miglioramenti: “Ho invitato il ministro degli Esteri Ysrael Katz a evitare azioni che alimentino le tensioni, ma purtroppo il Ramadan è iniziato senza il cessate il fuoco. L’Italia è in prima linea dal punto di vista umanitario, stiamo lavorando per il progetto Food for Gaza e siamo impegnati nel medio periodo sulla ricostruzione” spiega Tajani, che prende tempo quando i deputati Fratoianni e Boldrini chiedono di ripristinare i fondi all’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, per evitare una catastrofe umanitaria a Gaza: “aspettiamo le conclusioni delle indagini” sul presunto coinvolgimento di alcuni membri Unrwa negli attentati del 7 ottobre “e poi decideremo, l’abbiamo detto ai palestinesi ai quali abbiamo illustrato tutto quello che stiamo facendo dal punto di vista umanitario”.

La posizione dell’Italia

Tajani mette poi i puntini sulla posizione dell’Italia: “Non siamo d’accordo con le proposte irlandesi e spagnole di interrompere il dialogo politico Ue-Israele: per il resto, le sanzioni di ieri ai coloni israeliani violenti sono un segnale a Israele, e abbiamo chiesto in tutti i modi di cessare il fuoco”.

Più in generale, entro l’anno in corso ci saranno “36 missioni con una media di poco superiore a 7.500 militari di previsto impiego, e un contingente massimo autorizzato di 12mila, per un impegno che comporta un onere finanziario complessivo pari a circa 1,4 miliardi di euro”, ha spiegato Crosetto in commissione.

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