Ucraina, Kiev dice no all’appello del Papa. Mosca: “Non vogliono la pace”

Papa Francesco saluta i fedeli dalla sua finestra e una bandiera con la scritta "Pace"
Papa Francesco saluta i fedeli dalla sua finestra e una bandiera con la scritta "Pace". ANSA/FABIO FRUSTACI

MADRID. – Alla fine anche il Cremlino ha espresso il proprio commento sulle parole del Papa in merito all’avvio delle trattative di pace in Ucraina. Nel consueto punto stampa mattutino, il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha affermato che quanto accaduto dimostrerebbe l’intenzione di Kiev di opporre un no “a priori” a qualsiasi approccio negoziale.

“L’altro giorno – ha detto Peskov – la televisione e la radio svizzera hanno trasmesso degli estratti di una intervista con il pontefice, in cui papa Francesco ha affermato che nel conflitto in Ucraina la parte perdente dovrebbe trovare il coraggio di ammettere la sconfitta e accettare i negoziati”.

Secondo Peskov, “Queste parole sono state percepite da molti come un appello alla capitolazione di Kiev. Successivamente, il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba si è rifiutato di seguire il consiglio del papa e di issare qualsiasi bandiera diversa da quella ucraina. Volodimyr Zelensky, a sua volta, ha parlato in modo sprezzante nei confronti del pontefice e ha definito le sue parole una ‘mediazione virtuale’.

Eppure, per quanto ho capito – ha aggiunto Peskov – nelle dichiarazioni del pontefice era insito un contesto più ampio”, in quanto il Papa “ha parlato a favore dei negoziati. Anche il nostro presidente ha ripetutamente parlato della nostra disponibilità e dell’apertura a risolvere i problemi con l’Ucraina attraverso i negoziati, e questa è la via preferibile. Ma, purtroppo, sia le dichiarazioni del papa che le ripetute dichiarazioni di altri soggetti, compresi noi stessi, hanno ricevuto un rifiuto assolutamente duro da parte del regime di Kiev, che non consente alcun negoziato”.

Il no alle prospettive illustrate dal pontefice da parte di Zelensky è in effetti arrivato nel discorso serale che il presidente ucraino ha tenuto ieri. Zelensky non si è riferito direttamente a Francesco o alle sue osservazioni, ma ha affermato che le idee del papa “non hanno nulla a che fare con gli sforzi delle figure religiose in Ucraina per aiutare il Paese”.

Queste figure “Ci sostengono con la preghiera, con i discorsi e con i fatti. Questa è davvero una Chiesa del popolo”, una chiesa che non si trova “a 2.500 km di distanza, da qualche parte”, incoraggiando una “mediazione virtuale tra qualcuno che vuole vivere e qualcuno che vuole distruggerti”. Va detto che, stando al Vaticano, l’intervista trasmessa dalla televisione svizzera era stata registrata a febbraio, e in questa il successore di Pietro ha esortato le parti ad “avere il coraggio di negoziare”, e a farlo “prima che le cose peggiorino”.

“Credo che i più forti siano quelli che vedono la situazione, pensano alle persone e hanno il coraggio di alzare bandiera bianca e negoziare”, ha detto il pontefice, per il quale “la parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non funzionano, devi avere il coraggio di negoziare”.

Un portavoce del Vaticano ha affermato in seguito che le parole del papa dovrebbero essere interpretate come un appello per la cessazione dei combattimenti attraverso i negoziati, non in seguito alla capitolazione.

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