Putin: “La Russia è sempre più forte, la Nato ricordi che abbiamo armi potenti”

Il presidente della Rusia, Vladimir Putin.
Il presidente della Rusia, Vladimir Putin, osannato allo stadio Luzhniki di Mosca, per celebrare l'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea alla Russia. EPA/VLADIMIR ASTAPKOVICH / SPUTNIK / POOL

MADRID. – Un paese più che mai unito nel nome dei suoi valori tradizionali (tra cui spicca quello della famiglia e dell’amor di patria), con un’economia in crescita vorticosa e che senza ombra di dubbio “porrà fine” in qualità di vincitrice assoluta, a un conflitto che le è stato imposto dalle potenze straniere.

Questo, in estrema sintesi, il succo dell’annuale discorso fiume tenuto questa mattina dal leader del Cremlino, Vladimir Putin, all’Assemblea federale. Il presidente ha ribadito la propria narrazione dei fatti in merito al conflitto in Ucraina sottolineando che “non siamo stati noi a iniziare questa guerra nel Donbass” bensì, come in Medio Oriente, l’occidente.

“Eppure – ha continuato il presidente – come ho detto più di una volta, faremo di tutto per porvi fine, sradicare il nazismo, risolvere tutti i compiti di un’operazione militare speciale, proteggere la sovranità e la sicurezza dei nostri cittadini”.

E guai a chi volesse dare seguito alle esternazioni del presidente francese Emmanuel Macron che lunedì scorso ha ventilato la possibilità di un invio delle truppe occidentali nel paese invaso. Gli occidentali, ha infatti avvertito Putin, “hanno iniziato a parlare della possibilità di inviare contingenti militari della Nato in Ucraina, ma ricordiamo il destino di coloro che in passato hanno inviato i loro contingenti nel territorio del nostro Paese. Inoltre – ha aggiunto Putin – oggi come oggi le conseguenze di eventuali interventisti sarebbero molto più tragiche”, in quanto “gli occidentali devono tenere a mente devono infine capire che abbiamo anche armi che possono colpire obiettivi sul loro territorio”.

Putin ha quindi definito “ipocrita” l’Occidente quando “parla di stabilità strategica mentre cerca di infliggerci una sconfitta strategica sul campo di battaglia”. In ogni caso, ha aggiunto il leader del Cremlino, “la Russia è pronta al dialogo con gli Stati Uniti d’America su questioni di stabilità strategica” anche se “abbiamo a che fare con uno Stato il cui governo e i cui circoli più influenti stanno intraprendendo azioni apertamente ostili contro di noi”.

Putin ha inoltre definito una “sciocchezza” la teoria secondo la quale la Russia intenda attaccare l’Europa. “Stanno dicendo tale falsità mentre sono loro stessi a scegliere obiettivi per colpire il nostro territorio, scegliendo i più efficaci mezzi di distruzione per farlo”. Dunque, “abbiamo tutte le ragioni per credere che le parole delle autorità americane sul loro presunto interesse a negoziare con noi su questioni di stabilità strategica siano pura demagogia”.

“Una Russia forte garanzia di stabilità”

Per Putin, è quindi chiaro che solo una Russia forte sarà garanzia di stabilità a livello globale, una prospettiva – a suo dire – tutt’altro che remota in quanto “Oggi la Russia è la più grande economia d’Europa in termini di prodotto interno lordo a parità di potere d’acquisto, e la quinta nel mondo. Il ritmo e, soprattutto, la qualità della crescita ci permettono di sperare e addirittura affermare che nel prossimo futuro potremo fare un altro passo avanti, entreremo nelle quattro maggiori potenze economiche del mondo”.

Allo stesso tempo, il Capo dello Stato ha osservato che tale sviluppo dovrebbe tradursi direttamente in un aumento del reddito delle famiglie dei cittadini non nascondendo che “il problema della povertà è ancora acuto. Ora colpisce direttamente più del 9% della popolazione del Paese e tra le famiglie numerose, secondo gli esperti, il livello di povertà è di circa il 30%. Bisogna dunque fissare obiettivi chiari e muoversi costantemente verso la loro soluzione. Dobbiamo garantire che entro il 2030 il livello di povertà in Russia scenda al di sotto del 7%, e tra le famiglie numerose diminuisca di oltre 2 volte, almeno al 12%”.

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